La Roma di James Pallotta ha bisogno di 120 milioni. Questo ha decretato il cda di venerdì 15, che ha convocato per il 26 ottobre l’assemblea per approvare l’operazione di rafforzamento del capitale. Ma dopo i 78 milioni versati nella seconda metà del 2016 da Neep Roma Holding, questa volta non è detto che il socio di controllo (79%) faccia ancora integralmente la sua parte. Il veicolo con cui Pallotta controlla il club giallorosso dovrebbe mettere sul piatto quasi 95 milioni. Al momento, visto che i conti al 30 giugno della finanziaria non sono stati approvati, è impossibile sapere quale sia il livello di disponibilità.
In ogni caso in ambienti finanziari circola con sempre maggior insistenza la voce che vorrebbe l’imprenditore americano a caccia di capitali, se non di un acquirente. Al suo fianco c’è come sempre Goldman Sachs, che proprio in queste settimane avrebbe avuto contatti a Londra con un fondo d’investimento Usa (non dovrebbe trattarsi di Elliott, il soggetto che ha prestato 300 milioni a Yonghong Li per rilevare il Milan). Mentre sembrano tramontate le ipotesi di un nuovo socio cinese dopo le avances di un anno fa del gruppo Evergrande (il dossier è nelle mani del banker Federico Bazzoni di Citic), vista la stretta imposta da Pechino sugli investimenti all’estero in settori considerati a rischio, come il calcio. La partita sul futuro della Roma si intreccia con quella della realizzazione del nuovo stadio di proprietà: a breve dovrebbe essere convocata la conferenza dei servizi che dovrà poi esprimersi sul progetto e sulle altre opere collegate all’impianto sportivo. Se ci sarà il via libera politico allo stadio, per Pallotta sarà poi più facile trovare un socio o un compratore per il club.