Un incontro al campo, una stretta di mano e una promessa. «Ci sentiamo presto, parlerò volentieri». James Pallotta non ha mancato l’appuntamento. L’occasione è stata l’intervista che un suo ex dipendente, Walter Sabatini, ha rilasciato al Corriere dello Sport-Stadio, nella quale lamentava una serie di incomprensioni con il presidente quale causa decisiva del distacco dalla Roma.
BIP BIP – Il messaggio arriva in serata. «Ha letto cosa ha detto di me Walter?». Dall’altra parte della conversazione c’è Pallotta, chiaramente seccato. Ovviamente sì, l’intervista di Veltroni era imperdibile. «Ha letto cosa invece ha detto Strootman?». Due domande, nessun indovinello. Pallotta alludeva alla frase in cui uno dei suoi giocatori preferiti, interpellato dalla Nbc, parla di «un presidente perfetto, mi ha sempre supportato nel periodo dell’infortunio». Due visioni un po’ diverse, che offrono a Pallotta il pretesto per replicare a Sabatini: «Mi è dispiaciuto che il nostro rapporto si sia rotto ma c’erano divergenze nell’ultimo periodo su come il nostro lavoro andasse condotto. Peccato perché Walter mi è sempre piaciuto come persona e continua a piacermi. Però trovo incredibilmente divertente e curioso che io fossi quello che spingeva per ingaggiare Spalletti e che lui fosse quello contrario, visto che adesso sono ancora insieme nell’Inter. E’ bellissimo…». E’ una spiegazione che ristabilisce una verità storica troppo spesso negata ad arte. Nel gennaio 2016, in piena bufera tecnica, Pallotta decise di esonerare Rudi Garcia e, su consiglio di Franco Baldini, chiamò Spalletti, mentre Sabatini era dell’idea di insistere con l’allenatore in carica e di cambiare solo a fine stagione, sperando di convincere Antonio Conte a sposare la Roma. Il big bang della rottura tra Sabatini e Pallotta è stato quell’istante nel quale il direttore sportivo ha capito che no, la Roma non era «sua» come aveva (dichiaratamente) creduto.
FELICITA’ – Poco male, però, se Pallotta è andato avanti attraendo il Re Mida dei diesse, quel Monchi che proprio stasera sbarcherà a Boston. Pallotta, osservando lo staff che ha costruito, trasmette entusiasmo: «Sono molto felice del nuovo gruppo di lavoro, dal primo all’ultimo di quelli che lavorano nella Roma. E’ un’equipe che mi piace tanto. Dal direttore sportivo all’allenatore fino ai giocatori che abbiamo acquistato. Sono ottimista per il futuro, non vedo l’ora di vedere all’opera questa grande squadra per quest’anno e anche per mo lti anni ancora». Già prima di ripartire per gli Stati Uniti aveva garantito che non avrebbe perso altri giocatori-chiave: «Manolas e Nainggolan non andranno da nessuna parte» diceva Pallotta. E l’ha ripetuto anche ai diretti interessati in questi giorni a Boston. Specialmente Nainggolan per il quale sta per essere rinnovato il contratto fino al 2021. «Come staff continueremo a impegnarci per migliorare – continua Pallotta – imparando anno dopo anno. Sono convinto che riusciremo a crescere. Non posso promettere niente, se non che siamo fiduciosi sulla possibilità di ottenere grandi risultati sportivi».
AGENDA – Aspettando novità sullo stadio di Tor di Valle, sul quale ancora aleggia una nube di mistero, Pallotta si prepara ad accompagnare la squadra nel resto della tournée americana. Andrà a New York domani per Roma-Tottenham e probabilmente anche a Foxboro, un’ora di aiuto da Boston, per il gran finale contro la Juventus. Presidente onnipresente, almeno negli States. Ieri ad esempio ha partecipato a un evento a Little Italy, nel quartiere North End, con Daniele De Rossi e i dirigenti, per presentare appunto la sfida di domenica contro la Juventus. Una partita estiva, certo, ma di quelle che non si possono trascurare.