Strumentalizzate, mal interpretate. Nella migliore delle ipotesi tradotte in maniera errata. Negli ultimi anni le dichiarazioni di Pallotta sono state spesso investite da una retromarcia del presidente. Ci sono passati Totti, Di Francesco, Garcia, addirittura il Milan. Ieri Pallotta ha corretto la mira a meno di quattro giorni dall’intervista (televisiva) rilasciata a Londra e non gradita da parte della tifoseria. In particolar modo dagli ultras che prima hanno esposto due striscioni a Tor di Valle poi hanno imbrattato decine di muri con scritte offensive e infine hanno preso di mira alcuni Roma Store con volantini anti Pallotta. Le notizie della “sommossa” dei tifosi sono arrivate fino a Boston e hanno innervosito il presidente che ieri sul sito ufficiale ha precisato.
«Sono molto dispiaciuto dal constatare che le mie parole siano state deliberatamente mal interpretate. Non accetto manipolazione alcuna da parte dei media. Un anno e mezzo, tanto è durato il confronto con le istituzioni per la rimozione delle barriere. Un provvedimento iniquo per i nostri tifosi. Colpiva in modo generalizzato tutta la Curva e non chi si fosse reso protagonista di reati». Pallotta continua: «A Londra ho anche spiegato che in futuro sarà importante il supporto della tecnologia, per colpire solo gli eventuali responsabili. Chi non rispetta le leggi deve essere punito. Ritengo assurdo leggere che avrei attaccato i nostri tifosi». Nessuna parola, però, su quanto detto rispetto alla differenze di tifo tra Nord e Sud, dove a detta di James ci sarebbero problemi di sicurezza “significativi”. Una frase mal digerita anche dai tifosi non della Curva e che non può essere cancellata dall’ennesima retromarcia fatta dal presidente giallorosso.