Due brillantini che luccicano sui lobi, due occhi che raccontano più cose di quanto la bocca possa esprimere. Non ha passato settimane semplici, Leandro Paredes, sballottato virtualmente qua e là in due sessioni di mercato consecutive salvo scoprire, solo alla fine, che sarebbe rimasto alla Roma. Non sa ancora cosa accadrà a luglio, perché a 23 anni e senza il posto fisso sul lavoro non si è in grado di porre condizioni, ma alla vigilia della partita con il Villarreal spiega chiaramente le sue priorità: «Io vorrei giocare ancora a lungo nella Roma. Sono contento che un amico come Perotti abbia detto cose importanti sul mio conto». Perotti, che Paredes è corso ad abbracciare dopo lo splendido gol segnato al Torino, ha previsto che di questo passo diventerà il regista della Roma per molti anni ancora: «Me lo ripete spesso anche in privato, Diego. Ed è bello. Io sono felice di essere ancora a Trigoria perché la Roma è sempre stata la mia prima scelta».
NEGOZIAZIONI – Non nega, ovviamente, i sondaggi, le opzioni, le possibilità che si erano aperte: «Io sono sempre stato tranquillo, pensando ad allenarmi per migliorare e farmi trovare pronto dall’allenatore. E’ così che bisogna fare». Certo, il futuro resta molto ambiguo dal momento che il contratto in scadenza nel 2019 non è stato ancora trattato. Proprio mentre è in corso la conferenza stampa, chiuso nei suoi immancabili auricolari, passa simbolicamente Massara sul vialetto che porta dai campi di allenamento ai parcheggi. Paredes anche su questo argomento risponde con sincerità: «Non abbiamo mai trattato il rinnovo. Ma quello che conta è il presente, i risultati della squadra». In sostanza, l’indizio di una possibile separazione è tutto qui: un calciatore giovane che ha un notevole appeal internazionale e che non ha discusso neppure il prolungamento di un contratto da 700.000 euro a stagione è più fuori che dentro. Ma è giusto rimandare le congetture e i dibattiti, perché la Roma ha ancora tre competizioni da affrontare.
MATURAZIONE – Un po’ playmaker, un po’ interditore, meravigliosamente dotato di tiro dalla distanza, grazie al quale ha segnato tutti e 5 i gol della sua vita in Serie A, Paredes può lasciarsi cullare da una sana ambizione dopo l’investitura di un amico-maestro, Roman Riquelme: «Per me è un sogno pensare alla nazionale argentina. E’ logico che faccia parte dei miei obiettivi ma è altrettanto logico che prima debba crescere molto qui per avere un’opportunità che poi verrebbe naturale». Anche giocando a intermittenza: «Qui ci sono tanti centrocampisti bravi. Io devo solo impegnarmi per raggiungere il loro livello».
GESTORE – Le statistiche dell’Uefa lo premiano nell’Europa League, il torneo che più spesso lo ha visto protagonista: soltanto Paul Pogba, pagato 100 e passa milioni l’estate scorsa dal Manchester United, ha smistato più palloni nella prima fase (Paredes è a quota 500 esatti). Significa che l’azione della Roma, quando Paredes è in campo, parte da lì, dal basso. Spalletti lo squadra durante il media day a Trigoria: «Vi sembra che uno come Leo possa essere considerato una riserva?». Ormai non più. Nelle ultime sei giornate di campionato, Paredes ha giocato tre partite intere. E dopo Roma-Villarreal, potrebbe meritare persino la conferma domenica a San Siro se Strootman o De Rossi arrivassero troppo cotti a Milano, ai piedi del tappone di tre salite che in sette giorni opporrà la Roma a Inter, Lazio e Napoli. «Tutti i giocatori vogliono essere sempre titolari – chiude Paredes – ma se fai parte di una grande squadra come la Roma devi adattarti e provare a dare sempre il meglio di te stesso». Sperando che le pieghe del mercato, oggi nascoste dalle tante partite, non lo spinga lontano dal posto nel mondo che aveva scelto per vivere.