Continua ad andare allo stadio?
“Certo, continuo ad andare quando posso. Ho generi e figli che vanno spesso allo stadio cosi come i figli di mio fratello Riccardo. Da mia madre ho ereditato il desiderio che la Roma vinca sempre, come lei mi piace vedere i tifosi della Roma esultare, nonostante in molti negli ultimi anni abbiano provato spesso a farci passare questo entusiasmo”.
A lei che effetto ha fatto pescare i Reds? “Prima di parlare di questo vorrei soffermarmi sulla situazione dei biglietti. Nella finale dell’84 io andai alla biglietteria del circo massimo e chiamai mio padre per anticipare l’apertura per i tifosi che erano lì da tanto ad aspettare. Oggi mi sento nella condizione inversa, non riesco tutt’ora a trovare un biglietto per la partita del 2 maggio. Quanto all’abbinamento col Liverpool, noi allora sapevamo che avremmo incontrato quella che a quei tempi era la squadra più forte d’Europa e che partivamo con l’handicap di giocare a Roma, perché tutti abbiamo sempre sostenuto che giocando da un’altra parte avremmo giocato la partita con meno stress e meno carica emotiva. Qui a Roma invece l’avevamo data un po’ tutti per scontata. Il Liverpool entrò nello spogliatoio cantando a squarciagola e questa cosa ci sorprese un po’. Io ero vicino a mio padre e al presidente Rozzi che, finita la partita, pianse”.
Che idea le trasmette la Roma di oggi rispetto a quella di allora? “Prima li avete nominati tutti e io sono rimasto legato a quel gruppo di giocatori. Mi sarebbe piaciuto che Totti fosse nato qualche anno prima, avremmo fatto lo squadrone più forte del mondo. Non essendoci ancora grandissimi club ci sentivamo veramente molto forti. È bene comunque ricordare anche i tifosi della Roma, spesso fondamentali”.
E’ d’accordo con Nainggolan che ha detto che il Liverpool è probabilmente la squadra più forte e difficile da affrontare? “Io francamente ritengo che, incrociando le dita, questo Liverpool sia ampiamente alla portata della Roma. C’è l’incognita dell’Anfield, ma è importante il ritorno in casa. Ho visto i centrali del Liverpool e sono veramente scarsi, peccato non aver tenuto Salah”.
Crede che il risultato ottenuto quest’anno da Di Francesco lo possa portare a diventare un allenatore di primo livello e quanto ha merito secondo lei? “Sicuramente sì, anche se io credo che un allenatore di prima fascia debba essere più determinante nelle scelte dei giocatori e farsi influenzare meno dai dirigenti. Ecco io spero che lui, che non era un allenatore di prima fascia, diventi cosi e che l’anno prossimo chieda lui dei giocatori e non si metta a farseli comprare da altri. Spero sia più determinante nello sceglierne, ovviamente assieme al direttore sportivo”.