È appena atterrato per la prima volta down under, ma Giuseppe Giannini risponde al telefono con la verve di chi ha assorbito senza problemi sia il fuso orario sia le 24 ore di volo. “Sono qui per tre motivi” spiega. “Per visitare un Paese giovane, per visionare alcuni ragazzini di una scuola calcio e magari per vedere se c’è la possibilità di lavorare con un club del campionato australiano”. Attualmente senza squadra, il 54enne cresciuto alle porte di Roma rimane attivo nel mondo del calcio.
IN AUSTRALIA — Da poco supervisore del settore giovanile della Lupa Frascati, l’ex numero 10 della Nazionale collabora con una società laziale, la Pro Calcio, che conta 22 sedi in Italia e 6 all’estero. Il presidente – Marco Arcese (fu compagno del fratello di Giannini, Corrado, nella primavera giallorossa di Statuto, Maini e Scarchilli) lo ha invitato in Australia, dove ‘The Prince of Rome’ è stato chiamato per un clinic di tre giorni con un club locale, l‘ASR Football. Giannini seguirà da vicino i progressi dei ragazzini di età compresa tra i 5 e i 15 anni. Molti dei quali figli e nipoti di immigrati italiani down under. Ma che di lui sanno poco o niente. “Per fortuna ci sono i genitori, che in molti casi mi conoscono. E per quelli che non ricordano chi fossi è stato preparato un video con qualche azione e qualche gol”. In un’immagine si vide Giannini scambiarsi i gagliardetti con Maradona. In un’altra a segno contro gli Stati Uniti all’Olimpico contro gli Stati Uniti. In un’altra il gol partita contro il Benfica nella Coppa Uefa ’90-’91. Il video specifica che è stato eletto uno dei tre giocatori della Roma più forti di sempre. Di sicuro, il Principe fu il simbolo di un’epoca.
“A TOTTI INVIDIO…” — Dall’esordio in Serie A a 17 anni e 5 mesi, Giannini fu il riferimento di una Roma testaccina, quella che andò dal secondo Liedholm a Mazzone, passando per Eriksson, Bianchi e Boskov. Una parabola lunga 15 stagioni, dal 1982 al 1996, nel corso delle quali – al netto del Napoli di Maradona, dell’Inter dei record e del Milan degli olandesi – vinse uno scudetto da spettatore privilegiato e tre coppe Italia. E giocò – perdendola – una finale Uefa. Giannini, che con la Nazionale di Azeglio Vicini fu protagonista delle Notti Magiche del 1990, rimane nella storia romanista anche come il primo capitano di quello che poi è diventato Il Capitano.Per questo non si sottrae al confronto col biondino di Porta Metronia della cui crescita è stato testimone oculare. Di Francesco Totti, tra l’altro, è appena uscita una biografia che in Italia sta facendo discutere, ma che Giannini ammette di non aver ancora letto. “A Francesco non invidio il Mondiale o la festa di addio al calcio, ma l’essere riuscito a indossare una sola maglia in tutta la carriera”.
FINE CARRIERA — Dopo 437 presenze e 75 reti con i giallorossi, Giannini fu infatti invitato a togliersi quella seconda pelle – galeotto un rigore sbagliato in un derby – e concluse la sua parabola calcistica un po’ mestamente vagando tra Sturm Graz, Napoli e Lecce. Poi, una volta appesi gli scarpini al chiodo, il Principe è diventato allenatore. Un percorso che lo ha portato a guidare – tra le altre – il Foggia e il Verona, a collezionare due parentesi in B con Gallipoli e Grosseto e recentemente a sedere sulla panchina della nazionale libanese. Per il futuro, ‘The Prince of Rome’ non esclude l’ipotesi di trasferirsi agli antipodi. Anzi, una delle ragioni che lo hanno spinto ad accettare l’invito a Sydney c’è anche quella, studiare cioè la possibilità di allenare una formazione dell’A-League australiana. Intanto – all’indomani della vittoria romanista nel derby – Giannini tesse le lodi della squadra di Eusebio Di Francesco, sulla quale mantiene però alcune riserve. Soprattutto a causa di qualche difetto di fabbricazione legato al mercato. “Sicuramente la Roma migliorerà ancora, ma ci sono delle sfumature che rimarranno. Quali? Per esempio non vedo ancora Pastore ben integrato”.