“Sono a Roma per questioni personali, ho rincontrato tanti amici, tanti amici della Roma, l’Italia e Roma mi mancava, ora me la vivo da turista. Ho smesso tre mesi fa di giocare, purtroppo ho avuto dei gravi infortuni nell’ultimo anno e ho deciso di smettere”.
Hai lasciato il cuore a Roma? “Si soprattutto per quello che abbiamo vissuto, nel 2010 ad esempio, quando potevamo vincere lo Scudetto, abbiamo sognato insieme, c’abbiamo provato con tutte le nostre forze, nonostante le difficoltà della società, sul campo abbiamo combattuto fino all’ultimo secondo. Mi è dispiaciuto non aver vinto a Roma, sarebbe stato fantastico festeggiare con i nostri tifosi. Mi sono innamorato della Roma nel 2001 quando vidi l’Olimpico per la prima volta dal vivo, la Curva Sud. Quando Spalletti se ne andò da Udine, non si lasciò bene con la società, ho dovuto fare il giro lungo prima Milano e poi venire a Roma, volevo la Roma sin dall’inizio. Il mio amore per la Roma è grandissimo, mi auguro che la squadra possa vincere il prima possibile perché ci tengo di andare a festeggiare al Circo Massimo”.
Il tuo rapporto in campo con De Rossi? “Un grandissimo campione, un ragazzo straordinario, quando sono arrivato a Roma Daniele era uno dei più forti al Mondo, lo dico con sincerità, perché andava da area ad area, oggi si dice box to box, abbiamo fatto un percorso importante, confrontandoci con squadre straordinarie in Italia e in Europa”.
C’è un regista che ti assomiglia un tuo erede? “In Cile c’è un ragazzo di 16 anni, gli hanno fatto da poco il contratto, si chiama Matias Plaza, spero venga in Italia, è fortissimo. In generale la storia della Roma lo racconta: ci sono sempre stati grandi registi, la Roma deve giocare ad altissimi livelli, è condannata a correre, perché appena cala qualche difficoltà c’è, bisogna saper gestire il risultato, la miglior difesa per me è tenere il pallone e per questo alla Roma forse manca un regista con queste caratteristiche”.
Perché è finita la tua storia con la Roma? “Avevo mia sorella che stava male, poi ci fu il cambio societario, la squadra è stata rivoluzionata, alla lunga sono rimasti solo Daniele e Francesco, per me fu una difficoltà enorme accettarlo, ci tenevo a restare, ci rimasi male, ci tenevo a vincere con la Roma, volevo tornare in Cile, poi alla fine arrivò l’offerta della Fiorentina”.
Dzeko? Hai giocato con lui al Manchester City… “Lo conoscevo bene, in Inghilterra tatticamente non sono come in Italia, ero convinto che avrebbe fatto bene alla Roma, era solo questione di tempo”.
La Roma passerà col Porto? “Mi sono preoccupato quando la Roma ha preso gol, mi dispiace, perché quando subisce diventa una squadra vulnerabile, in campo la squadra si smarrisce, in questo la Roma deve migliorare, soprattutto in Champions, se l’avversario vede le tue difficoltà poi ti fa male. Quest’anno la Roma prende gol quasi sempre alla stessa maniera, sulla fase difensiva e la gestione del pallone deve migliorare. Se la Roma va ad Oporto con grande mentalità e concentrazione, ce la può fare, speriamo che non prenda gol perché l’atteggiamento della squadra dopo potrebbe essere negativo”.
Più forte questa Roma o la tua Roma? “Abbiamo espresso un calcio importante, a quell’epoca giocavamo un calcio straordinario, facendolo vedere in tutta Europa. La Roma ha dei grandissimi giovani, che faranno parlar di se, ovviamente se li tengono”.
Zaniolo? “Mi auguro che continui con questa cattiveria e questa umiltà, la Roma e il calcio italiano ne hanno bisogno. In Nicolò rivedo tanto di Bernardeschi, quando uscì alla Fiorentina e io giocavo lì. Mi piace la sua personalità, la sua cattiveria agonistica, credo possa diventare un campione”.
Stai studiano da tecnico? Torneresti a lavorare nella Roma magari nelle giovanili? “Subito, tornerei di corsa, ci tengo alla Roma, veder vincere sempre queste squadre del Nord, mi da’ fastidio”.
Roma-Samp, che è successo? “Se avessimo vinto 5-0 il primo tempo non avremmo rubato niente, quella sera la Samp fece solo 2 tiri in porta. Alla fine era un funerale nello spogliatoio, sapevamo che quella sera vincendo ci saremmo presi, di fatto, lo Scudetto. Quel gruppo era straordinario, era la nostra forza. Si stava sempre insieme anche fuori dal campo, compleanni, cene, anniversari. A Trigoria ma soprattutto fuori.”