“Io fin da subito mi sono messo a disposizione, se era questa l’indicazione per noi, sapendo che è una situazione troppo nuova per qualcuno. Oggi sono qua al Romanista e come ho avuto modo di dire anche ieri la maglia della Nazionale l’ho vestita tante volte, senza per questo rinnegare la squadra per la quale giocavo o senza per questo portare in Nazionale tendenze di parte verso la squadra per la quale giocavo. Quando si veste la maglia azzurra così deve essere. Il presidente Federale sveste i panni della sua componente e sa che deve rappresentare tutti”.
Il presidente della FIGC che cosa può cambiare? “A partire dalle seconde squadre, si può iniziare anche il prossimo anno. Cambierebbe sicuramente la formazione dei nostri giovani e inserirebbe nei nostri campionati quello step che in tutti i Paesi c’è. Non abbiamo fatto la statistica, ma parecchi dei ragazzi stranieri che sono arrivati qui, sono passati nelle seconde squadre dei loro club, e oggi stanno giocando nelle nostre squadre. La percentuale di ragazzi che anche in Spagna diventano professionisti passando per le seconde squadre è altissima. Noi abbiamo fatto una statistica recente sui giovani passati nelle Primavere tra il 2010/11 e il 2013/14 e in questi cinque anni e i professionisti sono intorno al 23%. Dobbiamo riprendere in mano quel filo e continuare su quella che è la nostra idea. Qualcuno ha osservato che la nostra componente ha perso due volte: al nostro interno non ci sentiamo di aver perso. perderemo il giorno che perdiamo la nostra linea e perdiamo il nostro essere componente tecnica della Federazione. Credo quello sia il giorno in cui perderemo. Una delle indicazioni che ho avuto anche dal nostro interno è di fare una ‘candidatura per…’, e non aspettare che un altro non del nostro mondo poi si candidi per poi fare una ‘candidatura con…’. Per questo io dico che nel momento in cui troviamo una persona che riesce a fare sintesi tra di noi e che vada bene a tutti, io non ho problemi a non depositare la mia candidatura, che è già pronta. Quindi la mia candidatura non è contro Sibilia, Gravina o qualcun altro”.
Nel calcio, anche gente che non vota, ha detto che vorrebbe te come presidente. Gli altri non si esprimono… “Soprattutto gente che non vota! Una volta un mio compagno di squadra di cui non faccio il nome ha sintetizzato quello che è lo spirito nazionale. Lui dice, a ridosso delle elezioni: ‘Io di politica non capisco nulla, vado e voto la maggioranza’. E ha sintetizzato quello che è il pensiero di molti italiani. Il nostro sistema prevede che bisogna capire qual è il carro del vincitore”.
Cos’è il calcio per Damiano Tommasi? “Bisognerebbe farcelo spiegare dai bambini, così faremmo meno calcoli elettorali. Lo dico da genitore. Il nostro giocattolo lo stiamo utilizzando al contrario. Il calcio gode di visibilità che genera invidia, in Italia è molto coinvolgente ed è per questo che deve esprimere i dirigenti migliori, le idee giuste, i temi più importanti caricandosi di giuste e inevitabili responsabilità.”
Di Francesco ieri ha parlato di te, ha detto: ‘Ricordo che Tommasi una volta uscì scortato, poi è diventato l’idolo dei tifosi’. Si riferiva ad alcuni giocatori della Roma che sono in difficoltà, e forse anche a se stesso… “La carriera di un atleta può avere alti e bassi, così come una società o una squadra. Non so se è endemico, ma fa parte del calcio qui a Roma, sapere che vanno gestite queste parentesi. Una delle cose che qui a Roma si fa fatica a trasferire sia ai giocatori sia ai dirigenti è il concetto di parentesi, perché la parentesi si apre, ma si deve anche sapere che si chiude. Nel bene e nel male. Invece la tifoseria, la piazza e la pressione aprono la parentesi e diventa definitiva. Quindi quando le cose vanno male è tutto un disastro, finché a un certo punto vinci una partita 3-0, si chiude una parentesi e cambia il mondo”.