Violenza nel calcio?
“Non è carino tornare a casa scortati. Ho perso qualche derby e alcune volte era pericoloso tornare a casa”.
Ricordi alla Roma? “Sono stato contento nei 10 anni, il mio rammarico è non aver giocato in Serie A con il Verona e non aver fatto un’Olimpiade. È stato un onore vestire la maglia azzurra anche nello sciagurato Mondiale del 2002, poi è stato molto bello il ritorno dopo l’infortunio. Dal punto di vista umano, quel ritorno al campo con la Roma è stato il mio Pallone d’Oro. Ho sempre cercato di dare il massimo per la Roma, nei primi tempi non giocavamo bene e sicuramente le critiche erano sia motivate che esagerate, non sentirsi all’altezza di quella categoria per i propri tifosi è un momento di riflessione. Tra i miei compagni di squadra, Cafù è stato il mio braccio destro che mi dava sempre fiducia, mi passavano la palla perché avevano fiducia in meno. Ho chiuso le orecchie, spento le radio e ho dato sempre il massimo. Con l’arrivo di Capello la squadra è cresciuta, sono migliorato anche io e quando arrivano i risultati si perdona tutto e i tifosi lo hanno fatto. Quando si vince, il tifoso cambia prospettive”.
Chi è un capitano? “Questa parola comprende diverse caratteristiche, per esempio Ranocchia all’Inter è riconosciuto sotto questo aspetto perché è positivo per il gruppo, ci sono giocatori che riconoscono questo tipo di leadership. Totti è stato più grande della Roma stessa, quello che è stato va oltre la fascia di capitano, poi si tratta di gestire l’euforia e situazioni che non riguardano il campo. Quando avevo quella fascia, c’erano anche altri leader”.
Zaniolo? “Sta trovando continuità, così come Kean. Più giocano, più faranno bene anche con la Nazionale”.
L’esonero di Di Francesco? “Io sono di parte e rischio di essere fazioso. Siamo grandi amici, Eusebio ha dimostrato la sua preparazione tecnica e la sua capacità, il suo spessore umano. Il risultato dell’anno scorso è stato un boomerang ma gli va dato tanto merito, quella partita contro il Barcellona è stata storica, ci si era abituati troppo bene. È sempre difficile commentare da fuori un esonero, probabilmente era arrivato il momento di dare un segnale alla quotidianità dei giocatori”.