Ti sei mai vergognato di quelle lacrime? “
Ne vado orgoglioso, un momento di liberazione. Le mie lacrime erano quelle di tutti. Ho vissuto emozioni intense, quelle lacrime riassumono i sentimenti dei romanisti”.
A chi lo avresti dedicato? “Compagni e società, a chi come me ha sofferto quella finale che è stata il momento di maggiore sofferenze. Passare dalla lacrime di 3-4 mesi prima a quel momento: tutti quelli che hanno vissuto quelle emozioni e la dedica è rivolta a tutti coloro che hanno vissuto quei momenti”.
Conosci bene la sofferenza? Queste difficoltà caricano o preoccupano? “Dipende sempre dal carattere della persona. Mi riconosco un pregio che è quello che vedo sempre il positivo. A una persona positiva caricano, ci sono magari ragazzi che somatizzano di più o vivono con negatività questi momenti. E’ una interpretazione personale. La Roma ha una squadra e una rosa che può fare a meno di assenze importanti. Se giochi nella Roma sei un giocatore di alto livello”.
Chi sente di più il Derby? “Belle domande e belle storie. Credo uno che lo sente davvero in maniera particolare era Burdisso. Un giocatore che aveva carica agonistica e sentiva un po’ tutto. E’ una partita che si prepara in maniera diversa perché la vivi in maniera diversa. E’ un Derby: è bello sia così”.
A quale giocatore della Lazio bisogna stare attenti? “Credo davanti, se giocano Keita e Immobile, sopratutto loro. Un altro importante è Biglia”.
Come vanno i ragazzi in giro per l’Italia? “Abbiamo un bel patrimonio, questo ruolo è davvero molto bello e mi entusiasma in maniera particolare: 35 ragazzi. Ce ne sono di molto validi, la bravura nostra è non farli sentire abbandonati. Per loro deve essere una tappa di avvicinamento verso l’essere giocatori da Roma. E’ difficile tornarci perché il valore della squadra è veramente di altissimo livello. Ho seguito Gerson, Paredes, Iturbe che poi sono tornati. Mi auguro di poter essere d’aiuto, insegnarli quello che è la professione”.
Un messaggio per i tifosi? “Non sono io a dirlo, la Curva e il tifo della Roma è unico in Italia. Noi tutti abbiamo bisogno di giocare con tanta gente vicino: ti fa fare un salto di qualità, ti fa rendere conto di far parte di un gruppo e di una famiglia. Giochiamo per i tifosi, per l’applauso e il calore della gente. Senza tifo il calcio non può esistere”.