L’ex tencnico della Roma ha parlato del momento della squadra giallorossa rilasciando quest’intervista.
Cosa le viene in mente pensando alla SPAL? “La mia giovinezza. Arrivai a Ferrara a sedici anni, voluto da un grande presidente come Paolo Mazza. Presidenti così, non ce ne sono più nel nostro calcio”.
Quanto fu pagato? “Se la memoria non mi inganna, fui acquistato dai dilettanti del Pieris per due milioni di vecchie lire”.
Investimento oculato, vista poi la carriera che ha fatto… “Direi di sì. A Ferrara ci rimasi per cinque stagioni. A quegli anni sono legato anche perché lì conobbi mia moglie Laura. Stiamo ancora insieme”.
E’ vero che la conobbe sopra un bus? “Verissimo. Andavamo a scuola prendendo lo stesso autobus. Su quella linea nacque il nostro amore”.
Nel 1967 arrivò la Roma… “Sì. Non dimenticate che a quei tempi un calciatore non è che poteva opporsi a una cessione. Ti vendevano e basta. Il presidente Mazza mi disse che mi volevano Inter e Roma. Scelsi il giallorosso”.
Quanto fu pagato? “Parecchio, anche se con esattezza non lo ricordo”.
L’aiutiamo noi, 260 milioni… “Una bella cifra per l’epoca. Del resto in quel momento ero tra i centrocampisti emergenti del calcio italiano”.
Si ricorda la trattativa? “Ricordo che il presidente Mazza mi disse che mi aveva venduto alla Roma. Stop. Il presidente romanista dell’epoca era Evangelisti. Quando arrivai a Roma trovai il signor Crociani che era l’uomo mercato della società giallorossa che mi portò a fare le visite mediche, firmai il contratto e cominciai la mia avventura romanista”.
Non era la Roma di questi ultimi decenni… “No. Ma si volevano fare le cose in grande. Il primo anno il tecnico era Oronzo Pugliese. Dopo le prime giornate eravamo in testa alla classifica, vincemmo a Torino sul campo della Juventus con un mio gol. Poi fui costretto alla seconda operazione di menisco, me la fece il professor Rampoldi, rimasi fuori per parecchio tempo”.
Il suo ricordo di Herrera? “Anche lì, sogni di grandezza. Non ce li potevamo permettere. Però vincemmo la coppa Italia, una bella soddisfazione”.
Dopo tre anni fu ceduto alla Juventus… “Per la verità il presidente Marchini, un grande presidente, mi aveva venduto alla Juve già l’anno prima. Ma io gli dissi che non volevo andare, preferivo rimanere alla Roma. Mi dette ascolto”.
L’anno dopo non ci fu niente da fare... “Niente da fare. Marchini venne a dirmi che mi aveva ceduto e che non potevo rispondere no. Andai, insieme a Spinosi e Landini”.
Pronostico facile per la gara di domani? “La Roma è più forte, non dovesse vincere sarebbe sorprendente”.
Cosa ne pensa della Roma quest’anno? “Forte, molto forte. Ha una rosa completa e un allenatore bravo”.
E’ una sorpresa per lei Di Francesco? “Un po’ mi ha stupito perché io so bene quanto sia complicato essere l’allenatore della Roma. Ma Di Francesco già con il Sassuolo aveva fatto vedere di avere idee da ottimo allenatore. Sarà importante per la Roma sapere che non sarà semplice rimanere competitivi in tutte e tre le competizioni a cui partecipa”.
Questa Roma può raccogliere l’eredità scudetto della sua Roma del 2001? “Io dico che si può. Per una semplice ragione: questo è un campionato aperto a parecchie soluzioni”.
Si spieghi meglio. “Negli anni passati la Juventus era superiore senza se e senza ma. Ora la situazione è diversa. Saranno in quattro a contendersi lo scudetto”.
Chi? “Il Napoli che è in testa. La Juve perché è la Juve. L’Inter perché non ha impegni europei. La Roma perché è forte. Se lo dice Capello, ci si può fidare”.