Cordova
ha rilasciato un’intervista dove si parla del derby e del suo addio alla Roma.
Sul perché ha lasciato la Roma… ‘‘Non giocavo nella Roma per volere di Anzalone. Non mi sopportava perché ero il genero di Marchini, il suo predecessore. Io così stavo in tribuna e la Roma, dopo sei partite, era quasi ultima. Arriva il derby. Se la Roma perde pure il derby, era già pronta l’invasione di campo per protesta. Melidoni, giornalista del Messaggero, mi chiama e mi dice di vederci per chiarire con Anzalone. Ci siamo visti al Pincio alle nove di mattina di lunedì. Era inverno, faceva freddo, abbiamo litigato come furie. Dovevo giocare. Poi decisero di mettermi in squadra. A chi mi diceva di rifiutarmi io rispondevo che ero romanista e volevo giocare. Vinciamo il derby 1 a 0 con gol di Picchio. Giocai bene, da lì in poi abbiamo vinto sette partite di fila e siamo arrivati terzi”.
Che ne pensi del derby? “Io non volevo mai scendere in campo. Non mi volevo mettere la magliett. Era un conflitto vero tra il mio dovere e i miei sentimenti. Secondo me per i giallorossi non è una partita facile, anzi molto più difficile del Barcellona, perché la Lazio ha un’ossatura molto forte. La Lazio ha dei calciatori fortissimi. Su un’isola deserta porterei la maglietta della Roma”.
L’impresa della Roma contro il Barcellona “La Roma benissimo. In Spagna, poteva fare sei gol e questo vuol dire che il Barcellona non c’è. Se c’è il Barcellona vero tu farai due tiri da trenta metri, se li fai. Però la Roma è andata lì, lasciamo perdere le autoreti, e se l’è giocata alla pari. Ora ci divertiremo con la semifinale e speriamo bene. Nulla è precluso. Il Barcellona non aveva capito che la Roma ha un fuoriclasse assoluto: Dzeko”.