Siamo arrivati al derby. Chi sarà l’uomo decisivo?
“In un derby è difficile dirlo, è una partita dove si gioca con passione, con ardore, ad alti ritmi. Per la Lazio direi Immobile mentre per la Roma Dzeko, oppure un centrocampista o persino un difensore: il derby è una partita dove saltano i pronostici, già per il fatto che si tratta di due squadre di alto livello. Sarà una partita bella, emozionante e chi vincerà sarà ancora più galvanizzato. Per questo mi aspetto un derby spettacolare“.
Le percentuali: 51% Lazio, 49% Roma. Sei d’accordo? “Secondo me stanno facendo entrambe un gran campionato, difficile dire chi sarà la favorita. C’è chi può pensare che una delle due abbia più qualità dell’altra, ma una partita come questa racconta una storia sempre a sé”.
Cosa ti ha colpito quest’anno delle due squadre? “Della Roma mi ha colpito Di Francesco, visto che è arrivato fra le perplessità generali del pubblico. Invece ha dimostrato di sapere fare bene il suo lavoro anche con una grande squadra, dando una sua identità alla squadra e i giocatori lo hanno capito. Inzaghi sta raccogliendo i frutti del suo lavoro fatto nei mesi precedenti, lavorando giorno dopo giorno con l’obiettivo sempre di migliorare, sia lui come allenatore, sia la Lazio come squadra. Per me bisogna fare i complimenti ad entrambi”.
Possiamo dire che Luis Alberto e Gerson siano stati figli del lavoro dei due allenatori? “Sì, perché sono due allenatori che vogliono migliorare e sfruttare le doti di ogni singolo giocatore che hanno a disposizione. Questo è il frutto di un tecnico che crede in un certo tipo di lavoro, con i giocatori che lo capiscono e quindi lo seguono. E’ un lavoro sopratutto mentale perché le qualità ci sono e non serve la bacchetta magica per farle comparire. Bisogna lavorare sulla testa per permettere di far uscire queste abilità migliorando magari anche l’aspetto tattico. L’importante è comunque farsi trovare pronti ed essere utili anche quando si gioca poco”.
Qual è il suo ricordo più bello con la maglia della Roma? “Io ricordo tutto con affetto, non rimpiango nulla. A Roma sono stato bene con i compagni e non ho nessun tipo di ricordo negativo. Ho giocato poco, anche se giustamente avevo grandi calciatori davanti come Panucci, e non ho potuto dare il mio massimo. Tuttavia non rimpiango nulla e sono contento di aver giocato nella Roma all’apice della mia carriera”.
Ha giocato con De Rossi, che ha passato una settimana assai complicata. Cosa gli sente di dire? “Daniele è una persona eccezionale, una brava persona. Non devo dire nulla né al calciatore, né al ragazzo, perché è veramente bravo sotto tutti e due gli aspetti. Mi dispiace per lui, penso sia un peso più umorale che tecnico per lui, ma si è arrivati ad un punto per cui non si poteva andare avanti: la partita con la Svezia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: sono state due partite che hanno dimostrato di come l’Italia non sarebbe potuta andare comunque avanti. Il discorso comunque non bisogna archiviarlo, bisogna continuare a rifletterci perché ci sono degli aspetti tattici e tecnici che sono stati sottovalutati…e non me la sento di dare la colpa ai giocatori”.
Un pronostico? “No, non ci azzecco mai”.