Il gol contro il Real…
“Una bella serata all’Olimpico, dove li abbiamo battuti per 2-1”.
Ultima vittoria in casa della Roma negli scontri diretti in Champions League… “Sono passati un po’ di anni, speriamo che la Roma possa fare la stessa cosa che abbiamo fatto noi”.
Quando arrivasti eri un terzino, è stato così difficile diventare attaccante? “Quando ho iniziato ero terzino però avevo un po’ di pied. Capello mi disse ‘Ti ho visto in Brasile. Io gioco 4-4-2 e ti metto nella seconda linea davanti’. Un giocatore che gioca terzino ed ha piede gli diventa più facile giocare più avanti. Per quello non ho avuto problemi, è più difficile tornare indietro. Se prendi Cafù o Serginho erano esterni che non marcavano bene, perché i brasiliani vanno solo avanti, è la nostra filosofia”.
La difficoltà che un non terzino può incontrare è come affrontare l’avversario? “Si, anche nel saltare l’uomo e creare la superiorità numerica. Nel calcio di oggi tutti si conoscono, le squadre giocano a specchio e se non fai la superiorità numerica vai in difficoltà. Penso che i terzini di oggi abbiano questa difficoltà, nel dribbling e di creare la superiorità numerica”.
Hai una percezione diversa da quando eri calciatore? “Si sicuramente. Se avessi la testa di oggi sarei stato un altro calciatore. Ora capisco più cose, vedi il calcio in un’altra maniera”.
Ci possono essere delle difficoltà da parte dei giocatori a fare quello che dice l’allenatore? “Si, io sono stato un calciatore. Quando lo sei, sei preoccupato di stare bene fisicamente, stare bene la domenica, di ascoltare e di capire quello che dicono in giro. Lì magari il giocatore va un po’ in difficoltà”.
Cosa pensi di Alisson, Jesus e Peres… “Jesus gioca poco, ha qualità per diventare un difensore forte. Anche quando è chiamato in causa fa il suo, tranquillo. Alisson è un fenomeno, l’ho visto giocare in Brasile, all’inizio ha avuto dei problemi ma è normale, ci vuole adattamento e tempo. Adesso ha capito la piazza, la cultura e vedi il suo valore. Bruno ha un po’ di difficoltà, poi ha avuto dei problemi extra campo. Deve capire che il calcio è anche fuori campo e non solo dentro, è un ragazzo che può aiutare ancora la Roma”.
Quando giocavi tu lo stadio era più pieno, noti differenze tra quei tifosi e quelli attuali? “Tantissimo. Se tu parli di 13-15 anni fa quando giocavo. Con i miei amici romani dico ‘Incredibile che non sia pieno’. Non c’era posto per nessuno. Oggi vedo un po’ vuoto. Non so se magari sia anche per il costo. La gente ha perso un po’, non dico l’amore, a Roma non si perde mai, ma un senso di fiducia nella squadra o nella società”.
Che consigli daresti ai giovani? “Sanno dove hanno messo piede, Roma è una piazza un po’ particolare. Poi gli direi di lavorare, c’è Di Francesco che dà consigli importanti. Under adesso sta giocando, Schick ancora fa un po’ di fatica ma ha doti tecniche importanti. Devono avere pazienza perché se si mette subito pressioni si potrebbero bruciare”.
Gerson è un giocatore che ha un buon potenziale? “C’è potenziale. Gerson è un giocatore con doti tecniche sopra la media. Anche lui deve capire il calcio italiano perché altrimenti rimarrà un giocatore normale”.
Ci mette un grande impegno… “Si, perché inizia a capire. Tanta gente magari pensa che i giocatori si devono inserire ma non è facile, incidono un sacco di cose”.
Ti ambientasti subito a Roma… “Quando ho vissuto i miei periodi a Venezia, i primi mesi ho giocato pochissimo, però mi è servito tanto per esperienza ed adattamento. Se no non avessi fatto questa esperienza forse non sarei stato quello che sono stato alla Roma. La nostalgia la soffrono i brasiliani, siamo più paticolare degli altri, abbiamo sempre gli amici. Per quello che magari soffriamo un po’ di più”.
Che differenze hai trovato in Spalletti rispetto a quando giocavi? “Sempre nella stessa maniera, non è cambiato nulla”.
Piu bello il gol di tacco contro la Lazio o le tante finte contro il Lione? “Eh e che domande mi fai (ride, ndr). Il derby è stato il mio primo gol in Serie A. Anche Emerson fa lo stesso movimento dietro, io sono arrivato prima. Contro il Lione è stata una bella azione, Spalletti chiedeva il minimo di tocchi possibili sulla palla, Totti mi conosceva, facevamo sempre così, era facile (ride, ndr)”.