Lei ha giocato per molto tempo assieme a Francesco Totti, che cosa ne pensa?
“È stato uno dei più forti a giocare di prima: vedevo lui e pensavo fosse davvero uno dei più forti in assoluto. Non c’è un perché preciso: le ragioni sono tutte nella carriera che ha avuto, nella sua traiettoria. Lo capisci solo guardandola tutta insieme perché è così mitico. E poi fuori dal campo è una persona straordinaria, che ti aiuta sotto ogni punto di vista. Gli auguro davvero il meglio per la sua nuova carriera da dirigente”.
E di Redondo? “Non solo sarebbe stato il migliore nel suo ruolo: sarebbe stato uno dei migliori al mondo. È l’ideale del centrocampista moderno. Come Modrić. E sai anche chi metto, nel mio Pantheon? De Rossi. Daniele è uno che mi ha insegnato che non si deve mollare mai. Che ci si deve allenare ogni giorno a cento all’ora”.
E’ andato via quest’anno dalla Roma, che ricordo le ha lasciato e cosa pensa di questa squadra? “Oggi mi trovo benissimo qua, però mi piacerebbe un giorno tornare a Roma. Ho vissuto tre anni fantastici: la gente, la città, tutto. Mi piacerebbe davvero, un giorno, tornare. Quando mi hanno detto dell’interessamento dei giallorossi sapevo che era solo l’inizio: non ti accontenti mai di quello che senti dire, sai che se vuoi prenderti quelle cose, allora devi dimostrare tantissimo”.
A Roma l’ha portata Walter Sabatini, che cosa ci può dire di lui? “Uno che rispetto tantissimo perché è un grande professionista e non mi dispiacerebbe tornare a lavorare con lui, un giorno”.
Qual’era il suo rapporto con mister Spalletti? “Mi sono sempre trovato benissimo con lui: però poi ha firmato per l’Inter, e ho capito che anche io sarei dovuto andare via perché il nuovo allenatore non mi avrebbe dato la continuità e la fiducia di Spalletti. Il problema è che eravamo in tre, e quei due che stavano al mio fianco stavano giocando benissimo. Era dura togliere uno di loro”.