«Con Unai ho passato tre anni e mezzo in maniera magnifica. Abbiamo vissuto in simbiosi totale e raggiunto traguardi inimmaginabili. Mi piacerebbe tornare a lavorare con lui perché è un grande allenatore e ai direttori sportivi piacciono i bravi allenatori». Monchi, intervistato in Spagna, dà la benedizione e al tempo stesso conferma quanto si sa già da tempo: Emery, adesso pure ufficialmente, diventa il candidato numero uno e conquista la pole position per la panchina della Roma in caso di addio di Spalletti. Che ormai è molto probabile, come ha lasciato intendere il toscano, anche ultimamente, soprattutto al management italiano di Pallotta. Baldini, sindaco giallorosso a Londra, spinge per questa soluzione e quindi c’è solo da aspettare che il Psg liberi lo spagnolo che, grazie al rapporto con l’ex ds del Siviglia, ha già dato il gradimento per il trasferimento a Trigoria.
L’unico ostacolo, dunque, è il suo legame con il club parigino: scadenza 30 giugno del 2018. Questione ingombrante che non riguarda solo lui. Pure gli altri allenatori che piacciono alla società giallorossa si ritrovano nella stessa situazione. Il rischio di non poter scegliere va insomma messo in preventivo: arriverà il tecnico, tra quelli contattati, non confermato da chi lo ha attualmente sotto contratto. E, di conseguenza, non è detto che sarà il primo della lista. Che comprende Sarri, Montella, Gasperini e Mancini, l’unico svincolato.
CASTING ECCELLENTE Emery, nonostante il cappotto al Camp Nou negli ottavi di Champions, rappresenta la figura ideale. A Trigoria sono tutti d’accordo sul suo arrivo: Baldissoni e Gandini hanno subito sposato la linea dettata, nel vertice di lunedì 27 marzo a Londra, da Baldini e pianificata da Monchi. L’ingaggio non è un problema (e non prenderà mai 6 milioni abbondanti come a Parigi). Già in passato lo spagnolo si avvicinò alla Roma proprio su indicazione del Londinese, il consulente fuori porta del presidente. Piace alla proprietà e alla dirigenza per la qualità del gioco e il metodo di lavoro (mette sullo stesso piano senatori e promesse). Il Psg, se non vincerà il campionato (è al 2° posto, a 3 punti dal Monaco), lo lascerà andare. L’alternativa, comunque, c’è: il primo sfidante di Emery rimane Sarri. Sul quale si è esposto in prima persona con Pallotta, conoscendolo bene da anni, sempre Baldini. Il suo contratto con il Napoli, però, scade addirittura il 30 giugno del 2020 (con penale, in caso di rottura anticipata, di 8 milioni). Non può, quindi, dare certezze alla Roma. Ma il suo rapporto con De Laurentiis, nonostante i complimenti del presidente in pubblico dopo le 2 partite contro la Juve (campionato e coppa Italia), è fragile. La frase dell’allenatore, domenica sera dopo l’1 a 1 in rimonta, testimonia che la sua posizione è in bilico (il 3° posto potrebbe non bastare a De Laurentiis): «Se il presidente alla fine non sarà contento, mi dimetterò. Stasera, però, l’ho visto felice». Sarri guadagna 1 milione e 500 mila euro, cioè la metà di Spalletti che prende 3 milioni netti. Quindi, in giallorosso, potrebbe migliorare, ricevendo almeno 2 milioni di stipendio.
IN STAND BY Gasperini, interpellato già da qualche mese, è pronto a lasciare l’Atalanta per la Roma (ha un patto con il club bergamasco, in caso di chiamata di una big). Il suo contratto, proprio come quello di Emery, scade il 30 giugno del 2018. E come quello di Montella che, accostato nuovamente al club giallorosso e staccato nelle primarie di Londra per la lite del 2012 con Baldini (e per essere troppo legato a Totti), aspetta di conoscere il progetto del nuovo Milan. Sono entrambi in lista d’attesa, forti della loro esperienza con i ragazzi, avendo fatto la gavetta rispettivamente nei settori giovanili di Juve e Roma.