Un anno fa, di questi tempi, insieme a Stephan El Shaarawy era uno dei protagonisti della ricostruzione romanista, cominciata a gennaio con l’arrivo di Luciano Spalletti. Oggi, invece, Diego Perotti non può più considerarsi un titolare indiscusso della Roma. Un po’ per la crescita di Dzeko, che a suon di gol si è ripreso il posto al centro dell’attacco spesso toccato a lui nella scorsa stagione, un po’ per qualche problema fisico di troppo e un po’ perché Spalletti per gran parte della stagione ha cambiato modulo, sacrificando un esterno offensivo ed avanzando Nainggolan. Perotti, insieme ad El Shaarawy, è stato il più penalizzato da questa scelta, più nella continuità delle giocate che nei numeri: i suoi 10 assist (comprese le coppe) fanno capire quanto sia importante per i compagni di reparto (per conferma chiedere a Dzeko), mentre i suoi 9 gol possono trarre in inganno perché solo uno, quello splendido di rabona realizzato con il Viktoria Plzen in Europa League, è arrivato su azione. Tutti gli altri li ha segnati su calcio di rigore: una qualità, la sua freddezza dal dischetto, sicuramente apprezzabile ma un calciatore con le sue potenzialità deve poter dare un contributo maggiore in fase realizzativa. In campionato l’ultimo gol su azione risale al 3 aprile del 2016, e i romanisti lo ricordano con piacere perché è stato nel derby di ritorno dello scorso campionato, vinto 4-1.
In attacco, però, nel prossimo mercato potrebbero esserci dei cambiamenti: non è un mistero che la Roma stia provando a convincere Jesus Navas e abbia (in)seguito il Papu Gomez, per questo il nome di Perotti oggi non è più nella ristrettissima lista degli incedibili. Molto dipenderà dal prossimo allenatore giallorosso, che quasi certamente non sarà Spalletti. Un suo alleato potrebbe essere il nuovo direttore sportivo Monchi che nel 2007, quando era appena diciannovenne, lo portò al Siviglia dal Deportivo Moron ma che sette stagioni dopo, a causa dei suoi molti alti e bassi dovuti anche ai tanti problemi fisici, lo mandò prima in prestito al Boca Juniors e poi lo cedette al Genoa. «El Monito», insomma, si gioca anche una fetta del suo futuro nelle ultime sei giornate di campionato, a partire dalla gara di lunedì sera a Pescara in cui potrebbe partire nuovamente titolare (il ballottaggio è con il solito El Shaarawy), con Salah e Nainggolan alle spalle di Dzeko. Spalletti, da questo punto di vista, dovrebbe avere l’imbarazzo della scelta: Fazio, assente due giorni fa per una gastroenterite, ieri è tornato ad allenarsi con il gruppo ed Emerson Palmieri continua il lavoro individuale programmato con lo staff medico giallorosso.