Dentro o fuori, era il nostro titolo di ieri mattina. Sarà questo il sogno, o l’incubo, che si materializzerà domani sera intorno alle 23, salvo supplementari. E le due forme di vita possibili del giorno dopo sono tra le più lontane che si possano immaginare: la Roma in modalità quarti di Champions si sarà evidentemente (ri)cementata all’ombra della coppa più bella che c’è e di una nuova avventura nel salotto buono d’Europa, con Di Francesco rinsaldato sulla sua panchina, a questo punto fino al termine della stagione, con buona pace di chi, a Trigoria o fuori, ritiene che sia lui la causa di (quasi) tutti i mali di stagione. E tutti insieme, giocatori e allenatore, con Monchi alla guida, si andrebbe anche alla caccia del quarto posto in campionato.
Ma se invece le cose al do Dragao dovessero andar male, giovedì la Roma si risveglierà con un nuovo allenatore – al 90% Paulo Sousa, il restante 10% se lo dividono Roberto Donadoni e, a sorpresa, Claudio Ranieri – e, magari non subito ma comunque presto, anche senza il suo direttore sportivo, Monchi. E, in più, con una squadra chiamata a quel punto a prendersi ogni responsabilità per salvare la stagione almeno con il quarto posto, prima di una nuova rivoluzione tecnica che non risparmierà nessuno.
E ora ogni tifoso scelga quale possa essere lo scenario più auspicabile: noi, che abbiamo a cuore la Roma nella sua essenza più pura, tifiamo ovviamente per il passaggio del turno mettendo al bando ogni altro retropensiero. Ma certo, razionalmente, pensare che la banda sgarrupata vista contro la Lazio sia in grado di lottare e non perdere in Portogallo in una sfida dagli alti contenuti tecnici e agonistici, oggi è impresa assai ottimistica.
Volano gli stracci La brutta sconfitta nel derby ha lasciato profondissime ferite. Il clima nello spogliatoio si è ulteriormente deteriorato, nella pancia dell’Olimpico a caldo sono volati altri stracci che hanno confermato ai dirigenti l’idea che qualcosa sia ormai sfuggita di mano all’allenatore non solo sotto il profilo tecnico-tattico. Ma il collante della Champions può far meglio di qualsiasi altro provvedimento. E quindi a Trigoria tutti tifano per l’ennesima resurrezione. Perché la prospettiva di doversi giocare un’altra semifinale in un doppio confronto con una delle altre sette regine d’Europa (in programma da calendario a metà aprile, per l’esattezza l’andata il 9 o il 10 e il ritorno il 16 o il 17 aprile) sarebbe la miglior garanzia che la squadra resterebbe compatta attorno all’allenatore che già lo scorso anno li ha guidati all’impresa col Barcellona. E in qualche modo questo si chiede allora ai giocatori: salvate il soldato Eusebio, domani sera, così salverete voi stessi e la Roma. E forse pure la stagione, almeno fino ad aprile.
Il piano B (…)
PER LEGGERE L’ARTICOLO COMPLETO CLICCARE QUI