Provate solo per un attimo a mettervi nei panni di Di Francesco, anche voi che lo odiate, o voi che semplicemente non lo amate, pure voi che lo ritenete causa di ogni male della Roma, e voi che non gli riconoscete capacità né carisma, o magari voi che non volete neanche ascoltare De Rossi che in una notte così amara ha tirato fuori tanto affetto per il so allenatore. Mettetevi in quella tuta, in quella giacca, in quel cappotto stretto. Provate per un attimo a pensare che tempesta può scatenare un epilogo così, quando ti giochi tutti tentando l’all-in (quel 3-4-3 mai provato prima…) e per tutta la partita sei sull’orlo del burrone, del fallimento, e sai che rien ne va plus, ma proprio mai più, ma tu tenti lo stesso e te la giochi.
E infatti non muori, non crolli, stai lì, allo stremo delle forze, con i muscoli che cadono come la pioggia infinita di Oporto, i nervi che si sfaldano, ma qualcuno sul campo pronto a lottare c’è ancora, e il traguardo all’improvviso si avvicina e adesso lo vedi, è lì, sul piede destro di Dzeko che tanti miracoli ha fatto in questi anni, e invece no, il miracolo non arriva. Ma non è ancora finita, magari ne arriva un altro e pensi che questa non è una squadra che ti gioca contro, è una squadra che ci crede ancora, che lotta e si sbatte per te, e per se stessa certo, ma lo fa anche per te, altrimenti qualcuno mollerebbe. (…)
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