Claudio Cesare contro Claudio. Nomi da condottieri romani e carriera da signori del calcio, allenatori gentleman che hanno sempre preferito l’eleganza all’arroganza, la forza del dialogo al frastuono dei toni alti ed esasperati. Domenica, al Ferraris, torna in scena la sfida tra due decani della Serie A: Prandelli contro Ranieri. L’ultima volta, nove anni fa a Firenze, la spuntò la Roma di Claudio da Testaccio: uno a zero, gol di Vucinic. Ma a tenere banco in quel frangente, furono le voci che li volevano in concorrenza per il dopo-Lippi in azzurro.
«Sfida da Nazionale? Bischerate», commentò Prandelli per evitare distrazioni ai suoi. Alla fine, qualche mese dopo, sulla panchina dell’Italia ci finì lui, il tecnico di Orzinuovi, mentre Ranieri restò alla guida della Magica, dopo aver sfiorato uno scudetto poi vinto dall’Inter di Mou nell’anno del Triplete.
«Non sono mai stato contattato dalla Figc – disse poi Ranieri – Prandelli merita la panchina azzurra. Mi fa piacere che in tanti abbiano pensato a me, ma la Roma viene al primo posto…». Anche se, poco dopo, la sua prima avventura giallorossa finì malamente proprio a Marassi, dopo un’indimenticabile (per il Grifone), Genoa-Roma: da 0-3 a 4-3, rimonta epica per i rossoblù allenati in quel 20 febbraio 2011 da Ballardini.
Ma Genoa-Roma, per Ranieri, evoca anche ricordi più piacevoli, basta andare più indietro nel tempo: 4 novembre 1973, altra vittoria rossoblù (2-1, gol di Corradi, pareggio di Domenghini, rete vincente di Simoni), ma esordio in A nella sua squadra del cuore per Claudio, giovane difensore, lanciato dal “filosofo” Scopigno.
Per il debutto in A di Prandelli, invece, di 6 anni più giovane (classe 1957 contro 1951), bisognerà aspettare l’1 ottobre 1978, in maglia Atalanta, in Calabria, per uno 0-0 contro il Catanzaro di Ranieri. A cui Cesare, all’epoca centrocampista di belle speranze, aveva rifilato un gol l’anno prima, in Serie B, con la maglia della Cremonese.
Dal passato al presente, Prandelli e Ranieri si sono rimessi in gioco raccogliendo sfide difficili, in ambienti caldi, a campionato in corso. Entrambi sono rientrati in Italia quest’anno dopo le rispettive esperienze all’estero. Più sfortunate per Cesare, alterne per Claudio che è però è stato protagonista del successo più stupefacente, a livello di club, del nuovo millennio: la Premier vinta con il Leicester in mezzo ai colossi inglesi. E anche qui altro incrocio tra i due.
Perché quando, l’anno dopo, le Foxes ingrate esonerarono Sir Claudio, ancora in corsa in Champions, tra i contattati per la successione ci fu proprio Prandelli: «Ma gli ho detto no – spiegò l’ex ct – non si va in un posto del genere dopo aver visto come è stato trattato Ranieri. Non si va là. Punto». Scelta coraggiosa considerato anche il difficile momento che viveva il mister che pochi mesi dopo, voglioso di rimettersi in pista, andò all’Al Nasr Dubai, esperienza araba finita male.
Quest’anno, invece, era stato Ranieri a essere accostato al Grifo in autunno, prima che poi arrivasse Prandelli. Rumors alimentati anche dai precedenti col dg Perinetti, con cui aveva lavorato al Napoli. Il clou a inizio novembre, quando venne fuori la voce di un Ranieri a caccia di una casa a Pegli. Ma a varcare i cancelli del Signorini, un mese dopo, fu Prandelli, chiamato al posto di Juric.
Domenica al Ferraris, Cesare e Claudio torneranno a sfidarsi. Il primo per salvare il Genoa, il secondo per riportare subito la Roma in Champions. Da un lato Prandelli, allievo di Trap, allenatore che spesso ha cercato di avvicinare i suoi calciatori alla gente, al sociale,e di promuovere il fair-play, vedi il “terzo tempo” ai tempi della Fiorentina. Dall’altro Ranieri che col suo cappellino giallorosso vintage ricorda Liedholm, anche per l’aplomb con cui risponde a chi gli chiede di Conte: «Lo andrei a prendere all’aeroporto…»
E il Barone, da lassù, avrebbe apprezzato. Nessuno dei due, per vari motivi, ha la certezza di essere alla guida di Genoa e Roma l’anno prossimo. Ma ora c’è altro a cui pensare. I precedenti in A sono 7: 2 pareggi, 4 vittorie per Ranieri, una per Prandelli. Per Claudio spicca quella datata 20 settembre 2009, prima all’Olimpico da tecnico della Roma, 3-1 sulla Viola, doppio Totti e De Rossi.
Ma l’unico sorriso dell’ex ct vale triplo: Juve-Fiorentina 2-3 (2 marzo 2008), gol decisivo di Osvaldo: successo che mancava da 20 anni e il mister che entra nel cuore di Firenze, al grido di «Prandelli sindaco!». Altri tempi, altro clima. Ma anche stavolta, come 11 anni fa, Cesare vuole un’impresa contro l’amico Claudio che può valere una stagione.
FONTE: Il Secolo XIX – V. Arrichiello