Tra un mese il verdetto sarà scritto. Quattro settimane ancora, che significano Genoa, Juventus, Sassuolo e Parma. Quattro gare che ci faranno sapere se il prossimo anno la Roma giocherà la Champions League. Se pensiamo alla Champions League, la prima immagine che ci torna alla memoria è una sola. Il volto di Kostas Manolas dopo il gol del 3-0 al Barcellona, rete che ha significato la prima semifinale della storia giallorossa. Era l’11 aprile, poco più di un anno fa. Oggi la posta in gioco è un’altra, ma pesantissima, se si vuole tornare a vivere serate come quella.
Ripartiamo da Roma-Cagliari, dopo la gara ha scritto sui social “Bravi così, 4 finali”… è stata la miglior partita delal roma dell’ultimo periodo? “Abbiamo fatto una buona gara, con tante occasioni create, poche o quasi nessuna per il Cagliari. È vero che ci aspettano quattro finali, per quello lo ho scritto. Queste quattro sfide… se le vinciamo tutte siamo in Champions”.
Nelle ultime quattro gare un solo gol subito. Che cosa è cambiato? “Adesso siamo una squadra più compatta, a differenza di quando c’era Di Francesco abbiamo cambiato mentalità. Prima andavamo a pressare sempre in alto, adesso siamo più uniti. Questo atteggiamento si vede che porta più risultati”.
Nel frattempo ha ritrovato l’intesa con Fazio? “Con Fazio non ho mai perso l’intesa. Quando attraversi un periodo difficile non è mai colpa di qualcuno in particolare, ho sempre detto che si difende e si attacca in undici”.
Una buona difesa dicevamo, che evidenzia un sistema difensivo più collaudato, al di là di chi scenda in campo… “Lo ho già detto siamo più compatti e difendiamo in undici. Non in tre o quattro…”.
Contro il Cagliari Kolarov ha raggiunto il record di difensore che ha realizzato più reti in giallorosso in una singola stagione: quanto è importante un calciatore dalle sue caratteristiche per la vostra squadra? “È un giocatore che va sempre in avanti con tanta forza e qualità. È un calciatore che sa battere punizioni e rigori, sa giocare la palla, fa l’uno due e poi tira. Ha un tiro spettacolare, noi lo conosciamo bene”.
Adesso la Roma si prepara a vivere questo finale di stagione con un gruppo quasi al completo. Quanto può contare questo fattore? “Tanto perché quest’anno non siamo mai stati al completo, ci è mancato non essere tutti a disposizione per avere continuità. Ora tutti i giocatori sentono la pressione, tutti vogliono giocare al meglio, perché c’è qualcuno dietro pronto ad entrare. Quando si è al completo è sempre meglio”.
Tra i ritorni, contro il Cagliari abbiamo anche rivisto Pastore, un giocatore di esperienza, e Kluivert, un giovane che nonostante gli alti e bassi di questa stagione dimostra di avere grande qualità… “Javier è un gran giocatore, peccato che abbia avuto tanti infortuni perché ci avrebbe potuto dare una grande mano. Adesso ha raggiunto la migliore condizione, e spero che continui così. Kluivert è un giocatore giovane, ha bisogno di un po’ fiducia e ci vuole un po’ di pazienza. Venire dall’Olanda e ambientarsi in Italia non è facile”.
A questo punto della stagione avete qualche rimpianto? “Certo che lo abbiamo: perdere due gare con la Spal, il pari con il Chievo dal 2-0 e poi Cagliari dallo 0-2 in 9… c’è qualche rimpianto perché saremmo potuti essere già in zona Champions, senza avere pressioni da dietro”.
La scorsa settimana Jesus ci ha raccontato che Ranieri ha lavorato molto sull’aspetto motivazionale, cercando di conoscere ognuno di voi singolarmente, è vero? Lei lo conosceva già nel periodo in cui aveva guidato la nazionale greca… “Sì, il mister cerca sempre di darci motivazioni, gli allenamenti che fa sono sempre competitivi. Nelle partitelle ti dà la carica, per vincere sempre, poi lo trasferisce anche in campo. È un grandissimo uomo, ti parla sempre in faccia, mai alle spalle. Ha dato il suo contributo mettendo in campo la squadra sempre compatta, è la sua filosofia”.
Quattro finali, la prima si gioca a Genova, che si aspetta a Marassi? “Una partita difficile, tosta, contro una squadra che ancora non si è salvata. A Genova facciamo sempre fatica, dobbiamo scendere in campo per vincere. Se non dovessimo tornare con i tre punti la Champions si allontana…”.
L’obiettivo è vicino, siamo ad un punto, lo sentite alla vostra portata? “Sì, siamo vicini, ad un punto, però non dipende solo da noi. Dipende dalle squadre che ci sono davanti: se vincono tutte e quattro le partite, non possiamo fare niente. Noi dobbiamo solo pensare a noi, vincere questa quattro gare e poi speriamo che l’Atalanta o il Milan sbaglino.Poi c’è anche la Lazio e il Torino. Una situazione mai vista in cinque anni che sono in Italia, speriamo di andare noi”.