Qualcuno lo ricorda per l’appellativo datogli da Galeone, “optional” (ma non andò poi proprio così, questa è la versione romanzata dell’episodio tramandato in modo così colorito ai posteri). Altri lo ricordano per qualche sbavatura di troppo. In pochi, comunque in meno del giusto, lo ricordano come un portiere che ha scritto una pagina importante della storia biancazzurra. Eppure Marco Savorani non è stato un portiere qualsiasi per il Pescara
Ha difeso i pali della porta biancazzurra per cinque stagioni, dal 1991 al 1996, vincendo un campionato e giocando anche in A. Marco Savorani oggi è il preparatore dei portieri della Roma e si prepara al ritorno da avversario all’Adriatico, lunedì prossimo per il posticipo di serie A, insieme ad un compagno di quell’epoca, quel Ricky Massara che per la prima volta nella carriera di D.S. torna da ex a Pescara. “In queste partite hai più da perdere che da guadagnare. Ci sono tanti ex giallorossi che vorranno mettersi in mostra, gli stimoli del tecnico. Dovremo tenere gli occhi ben aperti”.
Il pensiero torna all’epoca biancazzurra: “Ho ricordi stupendi dei miei anni a Pescara, dello stadio, della gente che si ricorda sempre di noi. E’ un grande piacere tornare in una città bellissima che mi ha dato tanto, forse gli anni migliori della mia carriera. Quando mi trovo a chiacchierare con Ricky Massara qui a Trigoria, spesso saltano fuori aneddoti e risate legate a quei tempi, ma anche ricordi dei momenti difficili passati insieme”, ha detto il 52enne allenatore giallorosso a Il Messaggero ed.Abruzzo.
Indimenticabile la cavalcata del 1992 con Allegri, Pagano, Massara e compagni. “E’ il ricordo che mi è rimasto impresso nella memoria: una galoppata fantastica, una squadra perfetta. Eravamo partiti come incognita del campionato, strada facendo ci siamo resi conto che avremmo potuto vincerlo. Merito anche di un allenatore straordinario come Galeone. Siamo cresciuti insieme alla gente, alla città, di settimana in settimana”, continua Savorani.
Poi in serie A il solito film pescarese: ultimo posto e retrocessione nel 1992/1993. La storia si sta ripetendo. Perché? “La A non ti perdona. Bisogna allestire una squadra per la categoria, serve gente che abbia esperienza e qualità”, chiude Savorani.