Il parere del Politecnico di Torino avrà pure ribadito che lo stadio della Roma minaccia di avere effetti «catastrofici» sul traffico del quadrante Sud e sul Gra in assenza di investimenti su treni, car sharing e ciclabili e se non ci sarà un cambio di mentalità dei romani affezionati ad auto e scooter. Ma la sindaca Virginia Raggi tira dritto. Martedì, subito dopo la conferenza stampa in cui ha annunciato che l’impianto di Tor di Valle «si farà», ha riunito la giunta e varato una memoria per affidare il dossier a un superpool di dirigenti. Il vicedirettore generale, il capo dell’avvocatura e i manager dei dipartimenti Trasporti e Urbanistica da qui in poi si riuniranno «a cadenza settimanale».
Con pochi margini di manovra, visto che dovranno operare «in coerenza con gli indirizzi politici espressi dal capo dell’amministrazione». Indirizzi che sono piuttosto chiari. Anche ai proponenti. Ieri è stato il vicepresidente della Roma, Mauro Baldissoni, a tornare sull’annuncio della prima cittadina: «Si è esposta politicamente — ha spiegato, registrato forse a sua insaputa, a margine di un evento all’Istituto di credito sportivo — e a noi va bene. Ora mancano pochi passaggi per la convenzione urbanistica e la variante. Poche settimane». Meglio arrivare a dama — ma c’è anche da considerare il passaggio in Regione, che chiederà al Comune di rispettare le prescrizioni sulla mobilità — prima delle europee.
La scadenza elettorale che rassicura James Pallotta, patron giallorosso, pronto a chiudere entro fine febbraio l’acquisto dei terreni di Tor di Valle dalla Eurnova di Luca Parnasi in cambio di circa 100 milioni di euro: difficile immaginarsi smottamenti nella maggioranza 5S prima di una consultazione così importante per il Movimento. Tutti compatti, dunque, in aula Giulio Cesare. Salvo le possibili assenze tattiche di chi è rimasto scottato dal parere del Politecnico. Un documento che suggerisce di non aprire lo stadio prima di tre anni e che si basa sui documenti di Roma Servizi per la Mobilità. Una relazione che tanto somiglia a un libro dei desideri. Si parte dalla Roma-Lido, dai 180 milioni che la Regione deve ancora spendere.
Sulla linea che collega Orte all’aeroporto, invece, arriveranno treni Rock da 1.200 posti, più capienti degli attuali Taf da 841 passeggeri. Fin qui tutto bene, visto che nei pressi dello stadio passeranno pure i filobus. Sulla nuova app «sul come muoversi a Roma» che dovrebbe entrare in esercizio «all’inizio del 2019» non ci sono invece ancora annunci. Come non è ancora dato sapere l’esito delle «sei richieste di finanziamento» già inviate al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per i progetti del Pums, il piano della mobilità sostenibile della giunta 5S. Nell’elenco rientrano peraltro interventi su cui pende un gigantesco punto interrogativo: lunedì è stata Linda Meleo, assessora ai Trasporti, a dire che sul prolungamento della metro B fino a Casal Monastero non ci saranno novità fino alla fine del contenzioso in corso. Anche per quanto riguarda le nuove stazioni della Roma-Lido sorgono dubbi: tra Torrino e Giardino di Roma rispunta il cantiere fantasma di Acilia Sud. Gemello di quello del nuovo capolinea di piazzale Flaminio, il cratere di villa Borghese per ora senza un futuro certo.
Insomma, nel sistema di mobilità prospettato a chi doveva fare le pulci ai flussi di traffico di Tor di Valle ci sono promesse che nessuna amministrazione finora ha saputo mantenere. Ma le informazioni inviate a Torino sembrano essere parziali in tutti i sensi. Tanto che chi tifa per lo stadio si chiede come mai nessuno nelle analisi abbia sottolineato che l’impianto sarà circondato da negozi. E da ristoranti che permetteranno una fruizione, anche temporale, diversa da quella dell’Olimpico. Impianto dove si va (i tifosi giallorossi in media 25 volte l’anno) solo per la partita.