L’altruista. Bel titolo per un libro, un film, o anche una partita di calcio. Non segna ma tutti lo festeggiano, lo celebrano, lo osannano. Tre modi diversi in tre gol diversi. Se il comportamento di Dzeko non è piaciuto a Spalletti, Stephan El Shaarawy sarà il modello di riferimento da esporre alla squadra domani, alla ripresa degli allenamenti in vista del derby.
HAT-TRICK – Tre assist in una sola partita sono un risultato enorme, stratosferico. Non gli vale il regalo del pallone che spetta ai triplettisti ma gli vale l’affetto dei compagni, che ne hanno riconosciuto il valore fragoroso all’interno della partita di Pescara correndogli incontro per fargli i complimenti. Era la prima volta davanti a Monchi; e questo non è affatto un dettaglio, dal momento che El Shaarawy è uno di quei calciatori che si stanno giocando la Roma in questo convulso finale di campionato. Era partito un po’ a rilento, sbagliando due gol possibili, ma si è ampiamente fatto perdonare con il passare dei minuti. La rete del vantaggio di Strootman è quasi sua perché era stato lui a lanciarsi a perdifiato sul prelibato lancio di Paredes. E il 4-0 segnato da Salah è un altro esercizio di fase offensiva a campo aperto, con tanto di passaggio al compagno per evitare il possibile miracolo del portiere. Dei tre passaggi vincenti, al limite, quello più normale è il secondo, quando ha rimediato a un suo stesso errore rimettendo in carreggiata il pallone che poi Salah, con l’aiuto di un tuffo poco brillante di Fiorillo, ha convertito in proiettile. «Se non la butti dentro non vai da nessuna parte» racconta El Shaarawy: «Un serata così non la avevo mai vissuta, adesso che sto giocando con un po’ di continuità i risultati si vedono. Quando sto bene di testa le gambe vanno il doppio. Perché tre assist? i miei compagni erano nella posizione migliore per segnare».
FUTURO – Duellando quotidianamente con Perotti per il posto di terzo attaccante, con Dzeko e Salah colonne indistruttibili dello scacchiere spallettiano, El Shaarawy ha saputo accettare la competizione con l’idea che «nelle grandi squadre è normale lottare per un posto da titolare tutti i giorni, in ogni allenamento. E io cerco di farmi sempre trovare pronto». Gli riesce poco quando si muove dalla panchina, perché da subentrato fatica a entrare in sintonia con i tempi di gioco della Roma. Ma quando comincia le partite, accidenti se determina: di assist non ne faceva da settembre, quando segnò anche un gol nella partita d’andata contro il Crotone, però il contributo fattivo alle vittorie, persino nella fase difensiva che sta affinando con il lavoro a Trigoria, è sempre all’altezza. Non è un caso che Spalletti gli abbia fatto cominciare 5 delle ultime 7 di campionato. Se sta cercando il modo migliore per convincere la società a non venderlo a fine stagione, El Shaarawy ha passato sotto alla porta di Monchi il suo biglietto di presentazione.