Paulo Roberto Falcao non è un uomo, non un ex calciatore; Paulo Roberto Falcao è un’atmosfera. È un alone di magia, una lunga emozione che non possono non essere contagiose. Quando parla del passato, di Totti& Spalletti, quando abbraccia Bruno Conti, Falcao è successo, eleganza, presunzione, è calore e distacco, è giallo e rosso, è passato e futuro. E’ certezza e anche speranza. Perché Paulo è capace di portarsi dietro quell’odore del successo, che poi è lo stesso che ha portato con sè e trasmesso a tutti più di trent’anni fa e sostiene di respirarlo anche oggi, quando la sua Trigoria non esiste più ma c’è ancora, è diversa, e non si è dimenticata di lui, come nessun tifoso della Magica.
Il Divino appare in tutta la sua bellezza immortale, che supera gli anni e le rughe. Falcao alla fine è bello anche per chi lo ha “maledetto” dopo la finale di Coppa dei Campioni e il rigore non calciato, figuriamoci per coloro che lo hanno sostenuto in quegli anni fantastici – e ieri a Trigoria erano presenti tanti suoi amici, anche quei giornalisti che oggi invece sono antipatici – nei quali ha condotto la Roma di Viola a confrontarsi con il potere politico della Juventus. Falcao è uno stop di petto, un colpo di tacco, un gol, un salto, una mentalità, una convinzione. Uno scudetto. Ora è anche un film. Si spengano le luci, ci pensa Falcao a creare l’atmosfera.