Per tutta la giornata, nelle chat e nei conciliaboli a Palazzo Senatorio, la truppa grillina si arrovella su un punto: riusciremo a fare una sintesi? Si riuscirà cioè a presentare un documento – una mozione, un ordine del giorno, qualcosa insomma – che metta d’accordo tutti e 28 i consiglieri stellati o almeno quanti bastano per raggiungere la maggioranza più uno degli eletti, su Tor di Valle? La risposta arriva in serata: no. Dopo cinque ore di discussione, il presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito, mette ai voti tutti gli atti presentati. In batteria. E, si scopre, sono tutti dell’opposizione. Tutti. Nemmeno uno è della maggioranza che governa il Campidoglio, anche se a chiedere il Consiglio comunale straordinario sul progetto era stata la sindaca Virginia Raggi.
La quale parla a lungo, a braccio, striglia i suoi, fa capire che la linea ormai è quella: lo stadio si fa, come da hashtag propagandato a ripetizione in queste settimane difficili. Nonostante i pentastellati si siano opposti a Tor di Valle fino al 2016 e a sentire il dibattito di ieri sembrava di vedere a parti inverse le discussioni del 2014 e del 2015: il Pd prima favorevole ora contrario, i grillini (chi parla in Aula, almeno) che attaccavano la «speculazione edilizia» e ora provano a mandare avanti l’operazione calcistico-immobiliare. Nonostante gli arresti di giugno per tangenti, che hanno rinfocolato gli scettici. Difatti, a votazione conclusa, il consigliere Pietro Calabrese, fedelissimo di Raggi, si lascia sfuggire: «Per carità, se dalla magistratura emergesse ancora qualcosa vedremo…».
Al momento della votazione – sugli ordini del giorno di minoranza – erano assenti otto grillini, tra cui Gemma Guerrini e Monica Montella, tra le più critiche sul progetto sognato da Pallotta. Alla fine in Aula i grillini raccolgono 20 voti al massimo. Bastano a cassare i documenti presentati dall’opposizione (dal capogruppo dem Giulio Pelonzi a Fassina, dalla civica Celli all’ex dissidente grillina Cristina Grancio), ma non a dare l’idea di una maggioranza granitica, anzi.
FERRARA: «IO STRALCIATO» Otto defezioni così potrebbero affossare la variante urbanistica che arriverà in Assemblea capitolina a ridosso dell’estate, salvo altri colpi di scena. L’unica nota che compatta i 5 stelle romani la fornisce l’ex capogruppo Paolo Ferrara, che si era autosospeso dal Movimento dopo essere stato coinvolto nell’inchiesta sullo stadio, e che ieri ha dichiarato: «La mia posizione è stata definitivamente stralciata dall’inchiesta e la Procura procederà alla richiesta di archiviazione». Raggi, per tenere unita la pattuglia M5S, ieri ha parlato anche dei limiti di un progetto controverso.
«Non è stato scelto da questa maggioranza, lo abbiamo trovato e migliorato, abbiamo eliminato tutta la parte della speculazione edilizia», sostiene. E ancora: «Quest’opera se ben condotta andrà a migliorare un quadrante abbandonato». Ma potrebbe non bastare. In Comune e soprattutto nei territori, tra la “base” 5S e i due municipi che dovranno dare un parere sull’operazione. Molti consiglieri municipali grillini si sono chiusi in ufficio a guardare la diretta streaming del Consiglio. Rosalba Ugolini, vicepresidente della Commissione Urbanistica del IX è furente: «Alessandra Agnello viene da qui e per noi non sta facendo nulla: è inutile. Siamo contro lo stadio, io lo sarò fino alla morte. Sono molto agitata, il nostro slogan era “Coraggio”, capite? Ci vuole coraggio e se non c’è si torna a fare quello che facevamo prima».