«Abbiamo novità? Buone? Dimmi buone…». Virginia Raggi ha appena inforcato gli occhiali scuri, indossa una giacca chiara ed è sotto al palco del Tre Fontane, dove è stata invitata per l’inaugurazione del rifacimento dell’impianto paralimpico. Ma quando vede Mauro Baldissoni, dg della Roma, la mente della sindaca va direttamente ad un altro impianto, in realtà non lontanissimo dal Tre Fontane: lo stadio della Roma a Tor di Valle, con il suo progetto che – dopo una sfilza di bocciature, a partire da quella del ministero dei Trasporti – ora vede ripartire l’iter amministrativo. Da parte del governo, a parole, circolano buone sensazioni: «Sono ottimista per natura – ha detto il ministro Luca Lotti – Il governo è interessato a tutte le infrastrutture sportive, tra cui lo stadio della Roma».
IL NUOVO ITER – Dalle parole pronunciate ieri da Raggi trapela una certa dose di apprensione: «L’importante è che abbiamo buone novità», dice rivolta ai cronisti che cercano di ascoltare il colloquio tra lei e Baldissoni. Ma nei fatti, come in un gioco dell’oca, l’iter deve ripartire da zero proprio per la sfilza di criticità espresse dai tecnici sull’operazione calcistico immobiliare. E una buona parte delle «correzioni» al progetto, già revisionato diverse volte senza successo, sono arrivate proprio dagli uffici del Campidoglio. Novità, quindi, non ne possono arrivare, al netto delle dichiarazioni a favore di telecamera, fino a quando non si riaprirà la conferenza dei servizi. La riunione è in programma venerdì, con tutti i soggetti istituzionali chiamati ancora a bocciare o cassare definitivamente il progetto. L’ad romanista Umberto Gandini ieri si è detto «fiducioso, l’obiettivo è avere il nuovo stadio per la stagione 2020-21». Ma la strada verso Tor di Valle è ancora lunga.