La genesi del rapporto tra Luca Lanzalone e la sindaca Virginia Raggi. L’hanno voluto capire ieri i pm romani che indagano sul giro di tangenti elargite e promesse dall’imprenditore Luca Parnasi a politici del M5s, Pd e Forza Italia. Chi ha suggerito alla prima cittadina il nome dell’avvocato amministrativista per trattare con il costruttore la realizzazione del nuovo stadio della Roma? La sindaca, in un’ora di audizione, non ha avuto dubbi e ha puntato il dito su due nomi di spicco del Movimento, oggi ministri del governo gialloverde, il Guardasigilli Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro titolare dei rapporti con il Parlamento. Una serie di dichiarazioni, quelle rese dalla Raggi, dal contenuto analogo all’intervista che ha rilasciato giovedì a Porta Porta, su Raiuno: «Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede all’epoca facevano parte del gruppo Enti Locali del Movimento, che avevano il compito di supportare i Comuni. Vennero a darci un supporto perché all’indomani dell’arresto di Raffaele Marra (per corruzione, ndr) ci fu uno scossone in Consiglio comunale, e ci presentarono Luca Lanzalone. Lui ci ha aiutato tantissimo a capire come stavano le cose sulle cubature».
E mentre l’inquilina del Campidoglio metteva a verbale le sue dichiarazioni, in un’altra palazzina della cittadella giudiziaria si svolgevano gli interrogatori di garanzia. Il più importante, quasi in contemporanea, è stato proprio quello di Lanzalone. Per oltre tre ore il professionista, ormai ex presidente di Acea, la multiutility romana di acqua e luce, ha rivendicato la sua innocenza. «Nella mia vita non ho mai compiuto nulla di illecito, respingo con forza ogni addebito» , ha detto al gip. La procura contesta all’avvocato genovese di aver ricevuto dall’imprenditore Parnasi promesse di consulenze per lui e il suo studio legale per circa centomila euro. Il costruttore, invece, detenuto nel carcere di San Vittore a Milano, ha scelto di non rispondere. Ha fatto sapere, però, attraverso i suoi legali, di essere intenzionato a chiarire tutto ai pm. In primis, che le tangenti a lui contestate sarebbero suoi «finanziamenti personali e non asset di impresa».
Ieri in procura non è stata convocata solo la Raggi, in qualità di persona informata sui fatti. Per chiarire il ruolo di Lanzalone «nelle vesti di pubblico ufficiale» , nella trattativa per la costruzione dello stadio tra Parnasi e il Campidoglio, sono stati ascoltati anche il dg dell’As Roma, Mauro Baldissoni e il direttore generale del Campidoglio Franco Giampaoletti. Entrambi sono stati sentiti direttamente dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Paolo Ielo, segno evidente dell’importanza che rivestono per l’inchiesta. Il fatto è che Lanzalone non ha mai ricevuto un incarico ufficiale, un contratto da parte della giunta Raggi per gestire il dossier stadio. Tuttavia questo non basterebbe per sollevare il professionista dall’accusa di corruzione, che gli imputa la procura: per gli inquirenti è sufficiente dimostrare che Lanzalone di fatto rivestisse quel ruolo. Di pubblico ufficiale. E oltre alle numerose intercettazioni da cui emerge chiaramente l’affidamento di questo incarico, i pm hanno voluto ascoltare direttamente delle persone con cui Lanzalone si relazionava per lo stadio: Baldissoni e Giampaoletti.