Contendenti: Rai e Sky. Spettatore particolarmente interessato: Mediaset. A quanto Il Sole 24 Ore ha potuto verificare, sulla Champions League si profila il rischio di un braccio di ferro fra Sky e Rai che potrebbe avere anche strascichi giudiziari (a mettere in guardia è la stessa Viale Mazzini). E a goderne potrebbe essere proprio quella Mediaset rimasta senza calcio pay, ma con una gran fame di sport in chiaro dopo l’exploit del Mondiali.
Un passo indietro per capire. Dopo il triennio della Champions su Mediaset, per il 2018-21 i diritti sono stati riconquistati da Sky per circa 900 milioni in totale. A gennaio 2018, Sky e Rai hanno siglato un accordo per consentire alla tv pubblica di trasmettere in chiaro un match del mercoledì a scelta, le due semifinali, la finale e la Supercoppa Europea. Il tutto per una cifra che sarebbe attorno ai 39 milioni annui. L’accordo ora al primo anno – riguardante Champions League, Supercoppa Europea e Gran Premio d’Italia di Formula Uno – prevede un diritto d’opzione in favore della Rai, senza costi aggiuntivi, da esercitare entro i131 gennaio per acquisire i diritti delle successive due edizioni. Il Cda Rai ha così dato l’ok, nell’ultima riunione, alla proposta dell’ad Fabrizio Salini di esercitare l’opzione. Tutto deciso? In realtà no. Qui si innesta la divergenza di vedute fra Sky e Rai. L’accordo fra le due società – raggiunto prima che si attribuissero i diritti della Serie A, cosa avvenuta a giugno – prevedeva un diritto d’opzione condizionato al fatto che per i campionati 2018-21 la media company di Comcast avesse diritti pari al triennio precedente. Cosa che secondo Sky non si è verificata (viste le 3 partite a settimana finite a Dazn).
Che la faccenda non stesse andando per il verso giusto doveva essere chiaro in Rai già da qualche tempo vista la richiesta di un parere a Enrico Laghi, approdato poi a una conclusione differente rispetto a quella di Sky, e cioè che per il 2018-21 la pay tv avrebbe diritti addirittura superiori rispetto al triennio precedente. Da qui la decisione Rai: procedere all’esercizio dell’opzione per le due annualità successive pur nella consapevolezza, evidenziata ufficialmente, di una possibile controversia in sede giudiziale.
Di certo dalle parti di Sky la pensano diversamente ritenendo i diritti a disposizione inferiori al triennio precedente. La pay tv fa affidamento sulla diffida Agcom a Sky del 16 ottobre (488/18/CONS) per non aver concesso il diritto di recesso gratuito ai propri abbonati in occasione della rimodulazione del pacchetto “Sky Calcio”, vista la modifica di contenuti che «può ritenersi oggettiva e rilevante». Di opzione per il pacchetto Sky Calcio 2018-19 «modificata e significativamente ridimensionata» scrive anche l’Antitrust nel suo avviso di procedimento istruttorio (PS11232).
Tutto sembra condurre verso il tribunale, ma ci sono alcune variabili. Rai e Sky, ad esempio, stanno per darsi battaglia a colpi di carte bollate sul tema della trasmissione, attraverso i decoder Sky, dei canali della tv di Stato. Viale Mazzini vorrebbe essere pagata da Sky che invece non ne vuole sapere, mantenendo la stessa linea tenuta quando a muovere queste accuse era Mediaset (con cui il tutto si è risolto con l’accordo di Pasqua 2018). Che la materia possa diventare elemento negoziale fra Sky e Rai? Al momento tutto fa pensare a una Sky intenzionata a rispedire al mittente l’esercizio dell’opzione peraltro già comunicata urbi et orbi dalla Rai Se così fosse, e se Sky avesse buon gioco sul piano legale, si aprirebbero scenari inattesi. Difficile pensare che la pay tv si limiti a trasmetterei match di Champions in chiaro sulla suaTv8: la scelta sarebbe probabilmente stata fatta prima. Ecco che Mediaset guarda quindi con interesse alla contesa. Per il Biscione potrebbe aprirsi una finestra insperata. Al momento nel menu della casa il calcio si limita a Uefa Nations League e qualificazioni agli Europei, ma sempre senza i match dell’Italia. I Mondiali sono un ricordo.