In perenne lotta contro se stessa, la Roma finisce al tappeto senza neppure combattere: KO tecnico. Ma Ranieri non getta la spugna, prende atto della fragilità di questa squadra, dalle gambe molli al blocco mentale, e cerca di difendersi come può dai prossimi colpi: «Dobbiamo fare come un pugile, stare coperti e prendere meno botte possibili, perché fanno male. Ma non ci arrendiamo, questo è sicuro. Devo fare quadrato e provare a salvare il salvabile». Non è ad aprile che si può intervenire sulla preparazione atletica di giocatori stremati e troppe volte passati dall’infermeria, non sarebbe nemmeno giusto pretendere bel gioco e prestazioni di alto livello, ma qualcosa in più almeno negli atteggiamenti sarebbe lecito aspettarsela.
La Roma non ha mordente, non hanno funzionato le tirate d’’orecchie di Monchi all’epoca né i ritiri a Trigoria, non ha funzionato il cambio di allenatore né la richiesta del nuovo di dare una risposta forte in campo. Per ricostruire dalle macerie ci vuole tempo e Ranieri il tempo non ce l’ha: «Non siamo in salute, ma dobbiamo riprenderci al più presto. Non penso alle dimissioni, sapevo cosa c’era in ballo qui e non mi pento. Stiamo cercando di reagire, cerco di motivare i ragazzi, ma i risultati non aiutano e non appagano il loro ego. Nello spogliatoio ho detto che se siamo determinati possiamo andare dappertutto, se non lo siamo possiamo non andare da nessuna parte. Mi attendo una grossa reazione in ogni circostanza». Perché non si tratta più solo di restare aggrappati alla speranza di arrivare in Champions, ma di riuscire quantomeno a giocare in Europa il prossimo anno.
Il ridimensionamento degli obiettivi fa male al club e agli stessi giocatori, che hanno il destino nelle proprie mani eppure sembrano così impotenti: «È difficile aiutarli e lavorare, gli altri corrono di più e io più di tanto – ammette il tecnico – non posso fare. Siamo in questa condizione, in più Zaniolo, che per noi è molto importante, è stato male venerdì notte e mi ha chiesto di non giocare. Posso solo ringraziare quei ragazzi che pur avendo problemi hanno voluto esserci, significa che ci tengono, che vorrebbero reagire, ma il Napoli è in fiducia e ha meritato». Ranieri stavolta è più tenero con i suoi, lascia che sia Pallotta a fare la voce grossa e si limita a fare un’analisi lucida della situazione: «Non stiamo bene né fisicamente né mentalmente e questo si nota di più contro le grandi. E’ un momento delicato, ci dobbiamo isolare e dobbiamo restare calmi e compatti. Siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo cercare di turare le falle e i buchi che si aprono all’improvviso».
Per 43 volte in campionato e 62 in stagione si sono allargati i buchi della rete giallorossa, i numeri della difesa sono imbarazzanti e Manolas è un leader ferito in primis nell’orgoglio: «Io non posso pensare che la Roma stia fuori dall’Europa. Dobbiamo trovare la forza per arrivarci, non dobbiamo mollare e dobbiamo dare tutto in campo fino all’ultimo. Quello che mi preoccupa di più è che nel secondo tempo non abbiamo avuto nessuna reazione e che abbiamo tanti infortuni. La colpa è di tutti». Anche di chi sta dietro le quinte: «Chiedete ai preparatori. Non dico sia colpa loro, ma sono i responsabili e hanno la risposta al perché di tutti questi problemi fisici che non aiutano la squadra. Io sono un giocatore e il mio mestiere è dare il massimo in campo. Futuro? Lo sa solo Dio».