Il futuro nelle mani esperte di Ranieri. Aplomb inglese da perfetto Sir, il miracolo Leicester nel bagaglio e la missione Champions da conquistare: il tifoso-allenatore è pronto a prendersi carico della Roma, che per lui «significa tutto» e tanta era la voglia di tornare che non ci ha dormito la notte. La prima giornata del grande ritorno nella capitale è cominciata all’alba, intorno alle 6, in una piovosa Londra, da lì è partito il volo privato diretto all’aeroporto di Ciampino, atterrato verso le 10.30 senza attirare le attenzioni degli ultras.
A prelevarlo c’era un’auto della società, che l’ha portato a casa sua ai Parioli per una breve sosta in famiglia, prima di dirigersi verso Villa Stuart, dove il tecnico si è sottoposto alla visita per l’idoneità sportiva obbligatoria per chiunque vada in campo. Una volta sbrigate queste formalità, si sono aperti per lui i cancelli di Trigoria, proprio come nove anni e mezzo fa quando era stato esonerato. Il Ranieri bis è cominciato. Prima una chiacchierata con i dirigenti, con cui si è fermato a pranzo, l’abbraccio con Totti e il discorso alla squadra, tutti riuniti nello spogliatoio con lo stesso obiettivo: giocare la prossima Champions League.
Il primo vero allenamento ci sarà oggi alle 11, quello di ieri con 7-8 giocatori a disposizione non è stato illuminante. Nelle prossime ore sono attesi anche i due collaboratori scelti per questa breve avventura, Paolo Benetti, il fidato vice, e Carlo Cornacchia, ex compagno dell’allenatore a Cagliari e Napoli. Lavorerà con loro per i tre mesi da contratto (senza clausole o garanzie di rinnovo), poi si vedrà perché è presto per pensare ad un futuro da dirigente, c’è da sistemare le cose in campo: «Ho la Roma nel mio DNA. Sono tornato a casa, era impossibile dire di no. Trigoria l’ho trovata cambiata, si sta dando una struttura da squadra internazionale e da tifoso non può che farmi piacere. Chiederò ai giocatori di dare il meglio, di sentire la Roma come tutti i tifosi vogliono: solo così mi sentirò appagato.
Il risultato è importante, ma è altrettanto importante per me che loro diano tutto nei 90′. Devo valutare l’aspetto psicologico dei ragazzi, devono saper reagire da uomini. Siamo fortunati, pagheremmo per stare nella Roma e dovremo fare di tutto per questo. Dovremo tirare fuori il meglio che abbiamo, ci giochiamo il futuro in 12 giornate, c’è la possibilità di tornare in Champions. I ragazzi sono sensibili, alcuni potrebbero essere non abituati, essendo giovani, ad una piazza così importante. Stategli vicino, incoraggiateli soprattutto nei momenti difficili.
Chi soffre veramente alla fine siamo noi tifosi». Il primo discorso di Ranieri (la presentazione ufficiale ci sarà domani) unisce la passione romanista agli obblighi del mestiere, con cui dall’alto dei suoi 67 anni ha una certa dimestichezza: «Sono cambiato, se sono stato chiamato dalla Roma significa che mi sono aggiornato. Non mi abbandona la voglia di migliorarmi».
Qui ha sfiorato uno scudetto, qualcuno lo ricorderà, anche se a sentire l’ex Garcia «a Roma, più che in altri posti, hanno la memoria corta e manca la pazienza: è vergognoso mandare via Di Francesco, un bravo allenatore che li ha portati in semifinale di Champions». Ma chi vive nel presente e vede i risultati di quest’anno non può permettersi di lasciare che le cose si trascinino avanti da sole, senza intervenire: «Abbiamo l’obiettivo – sottolinea Pallotta – di finire più in alto possibile in classifica e abbiamo deciso di chiamare un allenatore che conosce il club, comprende l’ambiente e sa motivare i giocatori». Perché Ranieri «non è solo un tifoso della Roma, è uno – giura Totti – dei tecnici più esperti nel mondo del calcio e noi ora abbiamo bisogno di mani esperte». Per scrivere un futuro ancora in Champions League.