Questa trasferta ha evitato di farla. Ne ha parlato con Monchi, gli ha spiegato che avrebbe preferito restare a casa. Scelta concordata, si dirà, perché Totti è sempre padrone del suo destino. Oggi sono quarantuno anni. Primo compleanno senza scarpini, che cominciò a indossare quando aveva sei anni. Ne ha ancora un paio da parte, da usare quando gioca con gli amici, da tirare fuori per l’amichevole alla quale parteciperà venerdì a Tblisi, invitato a una partita speciale con le All Stars di tutto il mondo, da Puyol a Rivaldo, da Zanetti a Cafu. Dunque, ecco il regalo che Totti si è concesso: tornare in campo all’indomani dei suoi 41 anni. E’ un compleanno particolare e lo passerà in famiglia. A casa sua, con i parenti stretti, qualche cugino. Il rapporto con Monchi si è consolidato in questo periodo, per Francesco è il suo principale punto di riferimento. Ieri mattina Totti non è partito con la squadra. C’era grande attesa per lui anche a Baku, ma alcuni tifosi sono rimasti delusi. Francesco sta facendo il suo percorso da dirigente, con grande impegno e grande disponibilità. Nei giorni scorsi è stato con la moglie Ilary a cena dagli amici dell’Isola del pescatore a Santa Severa, non ha perso le abitudini di quando era calciatore.
ICONA – Ha cominciato il percorso di una nuova vita, ha risposto la maglia numero dieci, che ancora va a ruba negli store della Roma. Quella maglia è ancora un’icona ed è ancora viva l’immagine delle sue lacrime la sera del 28 maggio. Immagini che hanno fatto il giro del mondo e che hanno reso Totti più popolare, se fosse possibile. Un eroe eterno. E’ stata una scelta sofferta la sua, che ancora non ha metabolizzato completamente. Perché se fosse dipeso da lui avrebbe preferito continuare ancora. Con un altro allenatore, dopo quello che gli ha rovinato il finale di carriera. Ci sono state tribolazioni, tormenti, ripensamenti. E’ sparito per tre mesi prima di cominciare a frequentare Trigoria con un’altra veste, altri panni, quelli stretti del dirigente. La giacca, la camicia bianca, le scarpe nere. I tifosi ancora lo ricordano con i cori e gli striscioni all’Olimpico, è applaudito in tutti gli stadi nei quali va da dirigente della Roma.
NUOVA VITA – Francesco in pochi mesi ha cambiato vita. Ora non va più in campo, non è il primo ad arrivare a Trigoria tra i giocatori, ma partecipa alle riunioni tra i dirigenti, indirizza le strategie, ha dato il suo sostegno a Di Francesco nei primi momenti di difficoltà. I suoi consigli tecnici sono preziosi, ha ancora un grande carisma nello spogliatoio, i suoi ex compagni lo stanno sempre a sentire. Ha dato il suo parere sui giocatori acquistati, ha aiutato Monchi a convincere Schick nei giorni del dubbio. E sa che deve fare un percorso di apprendistato da dirigente. Lo fa con umiltà, senza far pesare il suo cognome. Per la Roma è sempre un valore aggiunto. Anche a 41 anni. Auguri.