La settimana scorsa una nube nera si è alzata dalla zona di Tor di Valle. A bruciare, secondo i carabinieri, un cumulo di rifiuti. Lì dove dovrebbe sorgere il nuovo Stadio della Roma oggi c’è un quadrante di città lasciato indietro, divorato dalla vegetazione selvaggia e dall’inciviltà dell’uomo. Mai come quella che vorrebbe lasciare le cose così. Nei giorni in cui l’iter ristagna in Campidoglio e più di qualcuno (a sproposito) mette in dubbio l’interesse pubblico del progetto siamo andati direttamente a vedere come è ridotta Tor di Valle. Per l’ennesima volta, stavolta dopo l’incendio della settimana scorsa.
Venendo in auto dalla via del Mare bisogna imboccare una stradina quasi nascosta da una fitta vegetazione ma una volta entrati basta percorrere pochi metri per essere accolti dalla scritta in ferro “Ippodromo Tor di Valle”. La ruggine sta avendo la meglio su quel simbolo di un passato importante scolpito nell’immaginario popolare dalle scene di un film cult: «Dove vuole che sia cominciato il pasticcio signor Presidente? A Tor di Valle, regolare…», recitava Gigi Proietti-Mandake di “Febbre da Cavallo”.
E di pasticcio si tratta anche oggi visto che dove dovrebbe sorgere il progetto imprenditoriale più ambizioso dell’Europa meridionale c’è il nulla. Nella zona dell’ex ippodromo non è possibile entrare però possiamo sbirciare attraverso le cancellate: sulla sinistra c’è un terreno fatto di rovi abitato – ci dice il vigilante che sorveglia l’ingresso – da serpenti e topi. Proprio lì il progetto voluto dalla Roma prevederebbe un parco urbano e un parco fluviale di circa 53 ettari aperti alla cittadinanza. Sul versante opposto, si scorge l’area destinata al Business Park che al momento è solo una distesa di erbacee. Decidiamo allora di fare un giro nelle stradine circostanti. (…)
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FONTE: Il Romanista – D. Moio