Non sarà direttamente Monchi a curare la trattativa per il rinnovo del contratto di Daniele De Rossi. Della questione si sta invece occupando Mauro Baldissoni, che negli anni ha un costruito un rapporto di grande fiducia con il vicecapitano della Roma. Però anche Monchi deve fare i conti con lo stallo provocato dall’incertezza: a 79 giorni dalla scadenza, l’accordo tra le parti non è stato ancora trovato e a questo punto niente esclude che De Rossi possa andare via. La Roma vorrebbe trattenerlo e glielo ha detto, convinta che «un calciatore di famiglia» (definizione di Baldissoni) avrebbe digerito senza intoppi la proposta di prolungamento. Invece non è stato così. L’offerta di un contratto annuale a De Rossi andrebbe bene, purché sufficientemente remunerativa: intorno ai 3 milioni netti bonus esclusi, circa la metà di quanto Daniele guadagna oggi. In alternativa, De Rossi sarebbe disposto ad abbassare di più gli emolumenti se il contratto fosse esteso fino al 2019.
Si tratta, insomma, con un esito tutto da stabilire. L’ultima frase del giocatore sull’argomento, successiva al gol segnato in Nazionale contro l’Albania, ha lasciato aperti i dubbi: «Comunque continuerò a tifare per la Roma, che per me e per Totti è la priorità». Non c’è quindi tensione verso un contratto che lo stesso De Rossi ha preferito non discutere subito, all’inizio della stagione, volendo prima capire se avesse gli stimoli e le risposte fisiche soddisfacenti per misurarsi ancora con un calcio di primo livello. Ma adesso che si è chiarito le idee, De Rossi intende fare almeno un altro anno da giocatore importante. Possibilmente alla Roma, che rimane la soluzione più probabile, altrimenti altrove. Ha ricevuto segnali sia da altri club italiani sia da un paio di squadre inglesi, senza dimenticare le proposte esotiche negli Stati Uniti e in Cina. In ogni caso non smetterà con i campionati d’elite, volendo vivere da protagonista il Mondiale in Russia.