« Io non sono venuto qui per fare l’intermediario ma per creare valore nel calcio attraverso la digitalizzazione. Se non potrò farlo in questo triennio, lo farò nel prossimo. Consideratemi un vostro partner a lungo termine. Ho sempre rispettato tutte le scadenze, rispetterò anche la prossima: entro il 26 aprile vi darò le garanzie previste». Firmato, Jaume Roures, capo di Mediapro. Il discorso fatto dal nuovo proprietario dei diritti televisivi della Serie A all’assemblea dei presidenti dei club è durato poco più di tre minuti e, almeno nei toni, è stato « lapidario » . Gli spagnoli non hanno intenzione di fare forzature: non faranno il canale. Il progetto è a lungo termine e dunque sono disposti a rischiare. E però, pure a fronte di tanta chiarezza, quasi nessuno dei manager presenti si è detto convinto che alla fine le cose andranno lisce. L’ipotesi che gli spagnoli tra sei giorni si presentino con una fideiussione bancaria “ pulita” da 1 miliardo e 50 milioni è considerata da quasi tutti irrealistica. Come dimostra il nervosismo dell’advisor Infront. Alla fine dell’assemblea si è saputo che l’ad De Siervo aveva pronto un intervento (con 12 slide) nel quale, dopo l’annuncio del contenzioso aperto da Sky, si consideravano tutti gli scenari possibili, e si approdava alla solita conclusione: che la soluzione migliore per la Lega sarebbe a questo punto il Canale. E però il presidente Micciché – ora dopo ora più convinto dell’irrealizzazibilità del progetto – ha stoppato De Siervo: discorso decisamente prematuro. Ieri a Milano si è discusso pure di governance: Malagò e Miccichè, stanno brigando per chiudere le nomine di a.d. e consiglieri nell’assemblea elettiva del 7 maggio a Roma. Lotito vuole uno dei due posti nel consiglio federale, per tornare a mettere piede in Federcalcio, ed è convinto di avere in mano i voti per riuscirci. L’urna però potrebbe riservargli una sorpresa. Gandini ( Roma), Marotta (Juve), Romei (Samp, ma può fare un passo indietro), sono profili decisamente più “compatibili” con il commissario Malagò. E lo spettro di veder ridiscusso il “paracadute” per chi retrocede, potrebbe condizionare le preferenze delle piccole, ampia fetta del consenso pro Lotito. Il cuore della battaglia per la governance riguarda però il ruolo da ad: Malagò- Miccichè hanno in testa il nome del Ceo di Hsbc, Marzio Perrelli. Ma l’idea che sia la coppia a decidere la carica più importante non piace a tanti presidenti, molto più orientati su Paolo Dal Pino, su cui quello tiepido è Malagò. Che sul fronte federale, promette novità riguardo al ct: «Quanto manca? Non troppo». Mancini ha già iniziato il countdown.
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