Nel raccontare le tappe fondamentali del 2016 dell’AS Roma, parliamo di due importanti novità nel quadro dirigenziale giallorosso: la partenza di un Direttore Sportivo e l’arrivo di un nuovo Amministratore Delegato.
Mauro Baldissoni, direttore generale AS Roma: “Il Direttore Sportivo è una delle figure chiave in un Club. Gli allenatori hanno un impatto più legato alla squadra e al campo. Un Direttore Sportivo, invece, deve gestire le partenze o i cambiamenti in un lasso di tempo maggiore rispetto a un tecnico”.
“Sabatini ha trascorso cinque anni alla Roma, un periodo molto lungo. E in questi casi le dinamiche possono anche cambiare. Quando non si hanno più vedute in comune sugli aspetti decisionali relativi alla squadra è tempo di cambiare. Non c’è niente di sbagliato o di strano in questo. Sono cose che succedono. La cosa importante, però, è che la società riesca a mantenere una certa stabilità e coerenza dal punto di vista operativo e decisionale. Questo è quello che credo stiamo facendo. La promozione di Ricky Massara, che aveva già lavorato con Sabatini in precedenza, è una garanzia di continuità dei buoni risultati ottenuti negli ultimi anni”.
Wayne Girard, tifoso giallorosso: “Ero fiducioso. Nonostante fossi un po’ agitato per il fatto che ci sarebbe stato un nuovo Direttore Sportivo, pensavo che un cambiamento fosse necessario”.
“Sono consapevole del fatto che avesse quasi le mani legate dal punto di vista finanziario – non stiamo certo giocando a FIFA o a Football Manager e non siamo nemmeno il Chelsea – ma si può sempre fare di meglio. Forse alcuni movimenti non sono stati in linea con le necessità di un allenatore. Mi sento molto speranzoso per il futuro”.
Mauro Baldissoni: “È impossibile fare solo scelte giuste. Tutti commettiamo degli errori. Per esempio siamo riusciti a strappare un paio di giocatori fortemente richiesti da squadre rivali, che alla fine non sono riusciti a esprimersi al meglio”.
“Questo non significa che non erano le scelte giuste in quel momento. L’interesse delle altre squadre legittimava le nostre intenzioni, che poi si sono rivelate sbagliate soltanto perché il giocatore non ha reso come ci si aspettava. Tutto questo fa parte del calcio. Anche sapendo che alcune scelte poco felici saranno inevitabili, bisogna lavorare sempre con l’obiettivo di ridurre il livello degli errori, avendo a disposizione più elementi. Più dati e più tempo, assieme a una pianificazione appropriata per verificare le scelte, aiutano a ridurre i rischi di giocatori che non rendono, ma evitare del tutto questi rischi è impossibile”.
“La bravura di Walter sta proprio nell’abilità di scovare giovani talenti e di vedere in anticipo la loro potenziale crescita. Lo aveva fatto anche con altri club prima del suo arrivo alla Roma. Con noi ha confermato le sue qualità, soprattutto all’inizio. Un dettaglio fondamentale per aumentare la nostra competitività, rispettando allo stesso tempo i vincoli finanziari, grazie ai fondi ottenuti con le cessioni di giocatori comprati all’inizio del loro processo di crescita. Andando avanti, stiamo cercando di essere sempre più organizzati e strutturati”.
John Solano, tifoso giallorosso: “Credo che il rapporto con Walter si fosse irrimediabilmente incrinato. La separazione era un bene per entrambe le parti. Sabatini ha avuto ottime intuizioni ma ha anche commesso qualche errore. Ovviamente era conosciuto per la sua capacità di comprare a poco e vendere a tanto, cosa che ha aiutato il club dal punto di vista finanziario”.
“Se le risorse sono limitate, come nel caso della Roma, non possono essere utilizzare liberamente come al City, al PSG, o anche alla Juve per certi versi, ma bisogna essere abili e accorti”.
David Rossi, Roma Radio: “Non ho mai visto una persona vivere in simbiosi con il calcio come lui. Grande persona sul piano umano. Sentiva di essere arrivato alla fine di un percorso, in questo mondo capita”
Umberto Gandini, amministratore delegato AS Roma: “Onestamente, non avrei mai pensato che sarei andato a lavorare per un altro club italiano. Ho sempre creduto che la mobilità all’interno dello stesso paese fosse qualcosa riservata allo staff tecnico o ai giocatori e che per un dirigente fosse meno probabile, specialmente se si viene da una carriera lunghissima con un solo club. Ovviamente, l’opportunità di lavorare per un club molto importante come l’AS Roma, con una lunga tradizione, in una bellissima città, con una proprietà di alto livello e un progetto ben definito per il futuro era affascinante”.
“Il ruolo che mi è stato offerto è stato un po’ come un riconoscimento dopo i 23 anni al Milan e ne sono molto orgoglioso, ma, d’altro canto, è stata anche la fine di un’era rossonera sancita dalla decisione ufficiale di Berlusconi di vendere il club. Il preliminare è stato firmato e prima o poi i cinesi prenderanno il controllo del club. Per me è stato come un messaggio: “La tua era al Milan è finita”. Ciò che abbiamo fatto al Milan ormai è storia e fa parte del passato, adesso, l’unica cosa che conta per me è il presente e il futuro. Il mio presente è l’AS Roma e spero che sia anche il mio futuro”.