Nove arresti (6 in carcere e tre ai domiliari) per il nuovo stadio della Roma a Tor Di Valle. Tra le persone arrestate ci sono anche l’imprenditore Luca Parnasi (in carcere), il vicepresidente del Consiglio Regionale, Adriano Palozzi (Fi) e il presidente dell’Acea Luca Lanzalone (ai domiciliari) che ha seguito, in veste di avvocato per il Comune, il dossier sulla struttura. Dalle prime luci dell’alba, i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Roma stanno dando esecuzione alla misura cautelare emessa dal gip di Roma nell’ambito dell’indagine coordinata dalla procura della Repubblica capitolina, su un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di condotte corruttive e di una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, nell’ambito delle procedure connesse alla realizzazione del nuovo stadio della Roma. L’operazione dei carabinieri è scattata quando mancano pochi giorni all’approdo in Assemblea capitolina della maxi-variante urbanistica, un provvedimento che avrebbe dovuto concedere ai proponenti migliaia di cubature in più rispetto a quanto previsto dal Piano regolatore generale, in un’area, quella di Tor di Valle, a forte rischio inondazioni. Il M5S, che pure nella campagna elettorale del 2016 si era opposto a questa controversa operazione calcistico-immobiliare, avrebbe voluto portare la delibera in Aula Giulio Cesare entro fine luglio, in tutta fretta, insieme alla convenzione urbanistica, in modo da far iniziare i lavori entro fine anno, come hanno chiesto più volte i privati.
Solo nell’ultima settimana in Campidoglio sono arrivati 31 ricorsi e atti di opposizione contro la variante, una pioggia di carte bollate che ha denunciato rischi di speculazione per l’aumento delle volumetrie e delle superfici commerciali dell’«Ecomostro» di negozi e uffici che nascerebbe accanto allo stadio, ma anche i pericoli per l’incolumità degli spettatori per la «mancanza di vie di fuga» adeguate e per il fatto che la variante al Prg sarebbe stata votata prima della bonifica dell’area, «in contrasto con quanto previsto dalla legge con il Piano di assetto idrogeologico», hanno scritto i ricorrenti.
Il progetto dello stadio a Tor di Valle, nato nella passata consiliatura a guida centrosinistra, prevedeva originariamente un milione di metri cubi di cemento in un’area destinata dal Piano regolatore a un parco attrezzato; lo stadio avrebbe rappresentato appena il 14% delle cubature, tutto il resto sarebbe andato a negozi, uffici, alberghi e ristoranti. La nuova amministrazione 5 stelle a febbraio 2017 ha trovato un accordo con i privati e ha ridotto parzialmente le volumetrie – che comunque superano ampiamente i limiti del Prg – e ha sforbiciato anche diverse opere pubbliche previste a carico dei proponenti. La conferenza dei servizi a dicembre aveva avallato il progetto con una sfilza di prescrizioni e richieste di modifica.