È finita con i tifosi della Fiorentina che cantavano ai romanisti «il pallone è quello giallo», un coro che rende perfettamente l’idea dell’umiliazione inflitta da Pioli a Di Francesco. La Roma saluta il primo obiettivo stagionale, la Coppa Italia, rimediando un 7-1 – risultato che ritorna nei peggiori mi incubi romanisti e passivo più pesante subito nella storia della competizione – che mette a nudo tutti i limiti attuali di una squadra in crisi profonda, capace di subire 12 gol nelle ultime tre gare, 44 in stagione. Una Roma allo sbando, dal punto di vista mentale e tecnico, contestata duramente dai 2500 tifosi presenti al Franchi («Andate a lavorare», il coro più gettonato). E con una discussione in campo fra Edin Dzeko e Bryan Cristante, con il primo che ha scagliato il pallone contro il giovane centrocampista.
La posizione di Di Francesco è al vaglio della società, una decisione sarà presa dopo la gara col Milan di domenica sera: il tecnico, a fine partita, ha ribadito che non ha intenzione di dimettersi. «È un pensiero-le sue parole – che non è mai passato nella mia testa. Io non mi dimetto, e non è nemmeno il momento di fare troppi ragionamenti a caldo. Certe valutazioni, poi, non devo farle io ma altri. Io sono il primo responsabile, gli alibi e le giustificazioni lasciano il tempo che trovano ma io ero l’allenatore anche quando la squadra andava bene, quando sembrava rinata».
(…) Le scuse arrivano anche dalla società, col d.s. Monchi: «È la serata più dolorosa. Da quando sto alla Roma, non ho mai vissuto una partita così. È dura, dobbiamo solo chiedere scusa ai tifosi, quelli che erano a Firenze e quelli che stavano a casa. Loro sentono questa maglia». La posizione del tecnico torna in discussione. «Credo che non sia il giorno giusto per fare delle valutazioni, e che dobbiamo aspettare e riflettere. Non è il giorno per punire qualcuno, è stato abbastanza quello che si è visto in campo. Non dobbiamo stare lontani dalla squadra ma vicini ai giocatori e allo staff tecnico. Quando si arriva a questo punto, l’unico modo per uscirne è rimanere uniti. Non penso che i giocatori volessero fare male, a volte non riesce niente. Prima della partita sono stato nello spogliatoio, la squadra voleva vincere. Nelle ultime partite, ad eccezione del secondo tempo di Bergamo, abbiamo fatto bene. Purtroppo abbiamo fatto una brutta figura». (…)