Impazzita di gioia dopo il derby vinto e virtualmente seconda in classifica. In un weekend il campionato della Roma prende il volo: dopo aver battuto e sorpassato la Lazio, il crollo della Juventus a Genova consente ai giallorossi di sentirsi, almeno sulla carta, davanti ai campioni d’Italia, a parimerito con l’Inter e a sole due lunghezze di distanza dal Napoli capolista ma, a quanto pare, meno brillante rispetto all’inizio della stagione. Certo, considerare quell’asterisco in classifica, che accompagna la Roma in dal rinvio della gara di Marassi a settembre, una vittoria sicura è un esercizio di grande ottimismo, visto che la squadra di Giampaolo ha fatto sette su sette finora in casa. Ma da qui a gennaio, la data più probabile del recupero (dipende dal Pescara in Coppa Italia), possono cambiare tante cose. A Di Francesco andrebbe benissimo lasciarle come sono adesso. La squadra lo segue in tutto e per tutto. Corre, pressa, difende con ordine, attacca con tante soluzioni diverse ogni volta. E vince, perché si è convinta, dopo qualche titubanza iniziale, che il nuovo sistema di gioco è davvero redditizio a forza di ottenere risultati sul campo. Nel derby è arrivata un’altra dimostrazione di forza, disciplina, sacrificio e tecnica contro una Lazio reduce da nove vittorie consecutive: la conferma che serviva per togliersi di dosso gli ultimi timori proprio durante la partita più «emotiva» della stagione. Il bottino accumulato da Nainggolan e soci non è affatto casuale, fondato su una difesa quasi imperforabile – la migliore del torneo al momento con 8 reti incassate – un turnover che coinvolge tutti, i gol ora distribuiti tra più calciatori dopo un avvio quasi «esclusivo» di Dzeko e un’identità tattica che nel calcio di oggi è irrinunciabile.
Ora la Roma si è iscritta alla corsa per lo scudetto e non può tirarsi indietro. A parole sono tutti ancora cauti, vedi Monchi ieri: «Grande atmosfera e grande vittoria, ma ora il derby è storia – avvisa il diesse – dobbiamo pensare a Madrid. Un’altra opportunità per continuare a migliorare come squadra. Crescere è fondamentale, andare avanti è essenziale: guardare indietro è uno spreco di tempo». Giusta la cautela e l’invito a tenere alta l’attenzione, impossibile però non farsi venire l’acquolina in bocca. Il campionato è il più equilibrato da tanti anni, se la Lazio vincesse il recupero con l’Udinese e i giallorossi non perdessero con la Samp, cinque squadre ora sarebbero racchiuse in quattro punti. Gli stessi che Di Francesco ha accumulato in più rispetto a Spalletti nelle prime dodici gare dello scorso campionato. La partenza è la seconda migliore di sempre nella storia del club a pari merito col torneo 2003/04: solo Garcia, che fece 10 su 10 al debutto in Italia, aveva accumulato più punti, 32, rispetto ai 30 di oggi. Nell’anno dell’ultimo scudetto vinto con Capello nel 2000/01 la Roma si era fermata a 29. Dando uno sguardo al calendario si può sperare concretamente che la corsa continui. E diventi ancora più entusiasmante: prima di giocare in casa della Juventus il 23 dicembre, Dzeko & soci sfideranno il Genoa fuori casa, poi la Spal all’Olimpico, il Chievo in trasferta e il Cagliari tra le mura amiche.
Quattro sfide che in un campionato del genere è quasi obbligatorio vincere per tenere il passo delle altre. Ma se già altre volte a questo punto della stagione le ambizioni di vertice erano intatte, lo stesso non si può dire della Champions: la svolta vera è arrivata in Europa con Di Francesco. Dopodomani basterebbe un pareggio a Madrid con l’Atletico per staccare il pass per gli ottavi con un turno d’anticipo. Un miracolo vero se si pensa alle difficoltà del girone. Altrimenti bisognerà aspettare l’ultimo turno in cui la Roma sarà certa di passare se batte il Qarabag in casa oppure se gli spagnoli non vincono a Londra col Chelsea. Poi si penserà anche alla Coppa Italia col debutto negli ottavi il 20 dicembre (contro Torino e Carpi) a tre giorni dalla sfida-verità in casa della Juventus. L’armata bianconera mostra qualche crepa, la più grande novità del campionato è questa e la Roma vorrebbe essere la prima a ereditare la corona qualora i campioni d’Italia la lasciassero dopo sei anni di dominio. C’è da fare i conti anche con Napoli, Inter e Lazio. Ma il «mucchione», alla fine, potrebbe rappresentare un vantaggio.