Solidi, duttili, affidabili. E soprattutto, in grado di garantire un interessante rapporto qualità-prezzo. I giocatori olandesi, o quanto meno espressi dal calcio olandese, rappresentano la nuova frontiera del mercato giallorosso. Rick Karsdorp è il colpo più recente, preceduto di pochi giorni da Hector Moreno, che è messicano ma ha trascorso in Olanda gran parte della carriera. Le prime mosse di Monchi puntano quindi ai Paesi Bassi. Una politica intelligente, considerato il budget che la Roma può impiegare per la campagna acquisti. Acclarata la difficoltà di contendere ai club più ricchi d’Europa campioni conclamati, la strada che rimane è quella di impegnare risorse e soprattutto competenza sui giovani in fase di emersione, una tipologia di cui l’Eredivisie, il massimo campionato olandese, è tradizionalmente ben fornito.
In questo, l’attuale strategia della Roma rappresenta un segno di continuità con la gestione Sabatini, segnata da ciclici raid sulle piste olandesi. L’affare principe è quello di Strootman, portato a Roma nell’estate del 2013 per 16 milioni e mezzo di euro. Non pochi, ma i fatti hanno dimostrato che la Roma fece un grande affare, anche al lordo dei seri infortuni patiti dal giocatore nelle prime stagioni. Anche nella scorsa estate, quando il ciclo di Sabatini si avvicinava all’epilogo, si parlò parecchio di Olanda, soprattutto di Van der Wiel, esterno destro del Psg, che poi sarebbe finito al Fenerbahce. Infruttuosi anche i sondaggi sul regista del Feyenoord Vilhena, cardine del Feyenoord tornato al titolo quest’anno dopo diciotto stagioni e compagno di squadra di Karsdorp.
Olanda uguale Raiola, di qui non si scappa. Il nuovo principe, o forse imperatore, dei procuratori si muove sullo sfondo di tutte le trattative in chiave orange: è l’agente di Moreno, e c’è la sua ombra anche dietro a Karsdorp. Risaputi, peraltro, i buoni rapporti tra Raiola e Sabatini, palesati anche in occasione dell’acquisto di Manolas o nel decisamente meno fortunato affare Emanuelson. Monchi oggi può sfruttare piste già aperte e metterci la sua risaputa perizia di talent scout. Del resto, il mercato olandese non gli è certo sconosciuto. Era ancora un giovane diesse quando, nel 2004, si mise in testa di portare a Siviglia il ventunenne Van Persie, gemma emergente del Feyenoord. Andò a Rotterdam e combinò il tutto, nei minimi particolari. Al momento della firma, Van Persie e il suo procuratore non si presentarono: era arrivato l’Arsenal proprio in extremis, con argomenti più convincenti. Incerti del mestiere, negli anni seguenti ha avuto ampiamente modo di rifarsi.