Se Ranieri non si offende, ci permettiamo un consiglio. Sono tre semplici lettere: Sau. Le sussurri alle orecchie dei suoi giocatori, pure con insistenza, in particolare a quei sette che probabilmente faranno parte della formazione iniziale e che erano presenti l’otto dicembre scorso nella gara d’andata (Florenzi, Manolas, Fazio, Kolarov, Nzonzi, Kluivert, Schick). Sau, Sau, Sau e chissenefgrega che il tizio in questione non vesta più la maglia del Cagliari, ceduto alla Sampdoria nel mercato del gennaio scorso. Sau, Sau, Sau fino allo sfinimento.
Non c’è bisogno neppure di aggiungere altre parole. Basta quella. Sau. Magari non serve, ma per non correre rischi sarà il caso di ricordare alla Roma che oggi pomeriggio scenderà in campo contro il Cagliari, quello dei novanta più recupero, maledetto recupero, della gara d’andata. La Roma in questa stagione di punti al cesso ne ha buttati con la stessa frequenza di quando qualcuno ci va colto da un attacco di dissenteria.
Ma quei due di Cagliari (aggiungeteli alla classifica attuale), sono stati un suicidio colossale, due gol di vantaggio, facile gestione, Ionita dimezza a cinque dal termine, Cagliari ridotto in dieci, poi in nove, secondi finali, pallone in possesso della Roma, poi il patatrac, lancio in verticale per Sau che va in porta e pareggia allo scadere. Roba da non crederci. E l’immagine della faccia di Di Francesco mentre la Sardegna festeggiava, diceva tutto, soprattutto che quel percorso era arrivato al capolinea. (…)
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FONTE: Il Romanista – P. Torri