“Nura e Lobont proseguono la riabilitazione. Per Florenzi, luned’ ha cominciato corsa lineare, siamo a sette settimane quindi nei tempi previsti. Nelle prossime settimane aumenterà i carichi di lavoro e si valuteranno le risposte, perché questo può essere aumentabile o meno, dipende il ginocchio come risponde. Paredes corre da 2-3 giorni, ogni volta che esce gli dà fastidio la caviglia, oggi riproviamo però è difficile che sia a disposizione. Manolas ha un infortunio muscolare alla coscia destra, poi ci sono Francesco, Radja e Daniele, che sono da valutare”.
Come ha reagito il gruppo dopo la sconfitta di Torino? “Benissimo, nel senso che sono sconfitte che fanno male, poi va fatta un’analisi obiettiva che di solito si fa dentro lo spogliatoio. Quello che dà il via alla giornata dice 3 minuti all’inizio, spogliatoio, palestra, campo, oppure campo subito, oppure altro. Di solito si fa questo confronto, analisi video o solo spogliatoio. Questa volta abbiamo fatto solo spogliatoio, analisi solo successivamente ed è venuto fuori un discorso molto bello, una presa di coscienza della situazione attuale. Non bisogna buttare via tutto in 5 minuti per questa sconfitta, la sconfitta dà fastidio, ci vede tre punti più lontani dalla Juventus, poi ci sono altre considerazioni da fare che vanno tutte a favore di questi ragazzi. Deve rimanere intatta l’autostima che devono avere in quello che hanno fatto e possono fare, perché è giusto così. Stanno lavorando in modo corretto, noi facciamo vedere quasi tutto, se uno vede l’allenamento di ieri e descrive quello che è successo si rende conto dell’entusiasmo del gruppo e della voglia di andare a trasferire l’amarezza della sconfitta verso la vittoria assoluta col Chievo”.
Cosa si aspetta dalla Roma? “Prima di tutto mi fa piacere evidenziare il buon lavoro di Maran, lui è una persona di sostanza. È un allenatore da campo, di quelli veri, insegna. Molti giocatori intorno alla palla, squadra corta, fuorigioco alto, Pellissier, Meggiorini, Floro Flores, Inglese, ci sono attaccanti forti, c’è Birsa. Dobbiamo essere attenti sulle verticalizzazioni improvvise e a dar seguito in velocità all’azione, loro ti saltano addosso se fai un possesso con poca qualità. In quei 5 minuti che non bisogna buttare all’aria tutto c’è anche l’imposizione di vincere questa partita, che entra dentro un’analisi complessiva, che faremo quando mi chiederanno del contratto”.
Sulle dichiarazioni a France Football. “Le ho dette 20 giorni fa a un collega che ha riportato abbastanza bene. Ho detto le stesse cose che ho detto precedentemente, siete voi che gli avete dato un taglio diverso. Nel calcio usa così, ci sto a dover avere l’imposizione di vincere perché si ha a che fare con una buona squadra, però poi si fanno gli inventari, si arriva a un certo punto e si guarda se la squadra segue, è attenta ed è nelle condizioni di dare il giusto risultato per quella che è la forza di come è composta. Ad esempio, prendiamo ora: si arriva a dicembre e si analizzano i sei mesi o l’annata. In confronto alle migliori squadre europee, secondo me se si valutano le 36 partite, si ha 81 punti, si va a vedere che rispetto a Bayern, Tottenham, i due Manchester, Arsenal, Napoli, PSG, Atletico Madrid stiamo in media se non sopra. Ci sono presupposti per andare avanti, poi si rifanno analisi. Bisogna vincere questa partita col Chievo, o la mettete voi o la metto io, diventa fondamentale. Di conseguenza questa analisi va fatta in considerazione della partita, però siccome la conferenza stampa c’è ora, dico che bisogna fare i complimenti a questi ragazzi. Poi è chiaro che ci sono risultati che fanno male, ma in generale lavoriamo in modo corretto. Quando si arriva a fine anno bisogna fare l’inventario, si guarda quello che si è portato a casa, i presupposti di crescita. Qual è la cosa scandalosa? Altrimenti lo dico in un altro modo, visto che non ho vinto nulla facciamo 5 anni di contratto. Mi sembra più scorretto, io sono abituato a dover portare a casa un risultato, voi scrivendo dovete rincorrere un risultato o scrivete tanto per scrivere? Si va per partito preso o per dare vantaggio ai propri interessi? Mi voglio augurare che non sia così”.
Su Mario Rui e Gerson… “Mario Rui non è pronto per giocare, sta lavorando bene. Gerson è quel calciatore che è stato preso di mira, ma ha un quindicesimo della responsabilità per la sconfitta di Torino. Se me lo spiegate, se ne parla meglio. Può giocare nel suo ruolo. Qual è il suo ruolo? Per gli allenamenti che ho dico che è un centrocampista offensivo, sulla fascia come ha giocato a Torino, senza permettere mai un cross al suo dirimpettaio, non ha concesso niente. Mi sarei aspettato questa guerra se fosse successo come la partita precedente, che Alex Sandro si fosse inserito, avesse fatto una percussione, avesse fatto gol, avesse messo una palla sulla testa. Se non avesse preso l’ammonizione l’avrei tenuto in campo, cambiando il risultato viene fuori una partita diversa, è stato ammonito, diventa una partita rischiosa e lo levo. Ma casomai la colpa datela a me, non lo citate come una colpa per distruggerlo, è un ragazzo. Avevate già provato con Emerson e lui si è tirato fuori”.
Szczesny ha detto che bisogna essere uomini. In che senso questa squadra è ragazzina? “In alcuni momenti abbiamo fatto vedere un volto diverso rispetto al valore della squadra. Potrei dire che siamo stati ragazzini a Cagliari, sono punti da non perdere. Oppure siamo stati ragazzini nel finale a Bergamo, visto come si era messa e quello che avevamo dimostrato, un’intenzione di gioco, di personalità e di tranquillità nella ricerca come avevamo fatto vedere nel primo tempo, nel secondo tempo non abbiamo dato seguito. È quello che è venuto fuori nell’analisi di domenica. Non dovevamo perdere punti a Cagliari, a Bergamo. Non dobbiamo perdere punti domani sera. Perdere con la Juventus ci può stare, abbiamo perso in modo degno, nel secondo tempo c’è stata una reazione, ha fatto qualcosa in più, ha cercato di mordere alta, di soffocare, è chiaro che ti sbilanci e rischi. È una forzatura che va fatta, penso sia un po’ riferito a questi cali che a volte ci sono stati. Abbiamo detto in modo diverso, lui lo ha sintetizzato ma mi sembra che ci possa stare. Bisogna fare risultati soprattutto con le squadre che sono inferiori al nostro potenziale, poi magari metterci qualche grande risultato come abbiamo fatto”.
È vero che Perotti ed El Shaarawy hanno espresso perplessità a giocare a destra? “Sì, loro si trovano meglio dall’altra parte. Se glielo chiede, lo dicono anche a lei. Di solito si fa così per la palla imbucata, il gioco di Zeman ha insegnato questo. Io non sono molto d’accordo, ma c’è da fare opera di convinzione e farli trovare in situazioni diverse, di là non ci hanno mai giocato ma non è dipeso da questo. Dipende dal ruolo che ho, e dal fatto che avevo dei calciatori mezzi e mezzi che non avrebbero finito la partita, Bruno Peres era rischioso farlo giocare anche 15′, Salah non sarebbe durato. Dovevo far passare 30-40 minuti di partita con palla addosso e in questo Gerson è bravissimo, in futuro se impara a perdere qualche palla di meno può diventare uno dei due davanti alla difesa, l’abbiamo fatto anche con Pizarro. Ha meno attenzione, più responsabilità per la delicatezza del ruolo. È meno leggero per la perdita di palla davanti alla difesa o da trequartista”.
Circolano voci riguardo acquisti. Di cosa ha bisogno la Roma? “Nel tentare di fare l’inventario si sentirà anche i giocatori, se qualcuno vuole andare. Tenere quelli che hanno giocato poco forzandoli li fa scontenti, può creare problemi. Ci si mette mano, ci si confronta, visto quello che ci è successo, forse un centrocampista, se capita giusto, lo potremmo fare. Poi per il resto ci sembra una situazione tranquilla. Non faremo scelte strane”.
Dicendo “vincere qualcosa” intende letteralmente o no? “Dopo oggi non ne parlo più, a fine anno si guardano gli elementi che ci sono per continuare. Viene febbraio, viene marzo e si parla con la società, si guardano gli elementi per poter andare avanti. Ho firmato un contratto anche 10 anni fa, quando sono andato via lo avevo per altri due, sono arrivato sesto e sono dovuto andare via. Da parte vostra c’era la presa di coscienza che questa squadra potesse fare di più. Poi ho chiesto diverse volte allo Zenit, nessuno mi ha chiesto niente della Roma. Voi siete gli stessi, gli allenatori che sono stati qui vincono da altre parti e voi li massacrate. È segno che le cose si modificano. Si arriva vicino a quella data lì, si fanno le analisi corrette. Abbiamo determinato gli elementi per andare avanti o no? Chi è quello scomodo? Se non vinco è giusto far posto a un altro. Per scrivere avete obiettivi? Sono meno riconosciuti, voi siete sempre gli stessi”.
Ci sono similitudini tra lei e Sarri. Ma c’è una differenza che non mi spiego: Sarri gioca sempre allo stesso modo, mentre lei studia di più l’avversario e modifica la squadra. “Prima ero più con lui come scelte, ero più rigido. Questo lo puoi fare piano piano, quando hai costruito la squadra. Le caratteristiche dei giocatori diventano abbastanza importanti, ci sono giocatori che fanno meglio delle cose e peggio altre, c’è da convincerli. Lui è bravo, quando mi chiedono se Sarri ha detto bene quando parla di noi, io dico che quando parlano di Sarri penso al gioco del Napoli e lo apprezzo per il gioco. È il più bravo di tutti, è chiaro che quando è così limpido il segnale che vuoi mandare c’è la possibilità di riconoscere quello che fai, anche se la ripetitività e il farlo bene annullano prese di posizioni differenti al gioco che fai. Non c’è la perfezione completa, tenta di sfruttare un difetto. Lui mette tutto quando lavora con la sua squadra. Mi sono ammorbidito, sono andato a cambiare qualche situazione tattica, dettata anche dagli infortuni. Abbiamo cominciato con la difesa a quattro, poi ci si è messo anche il quinto. In difesa si sono quasi tutti infortunati, in base agli infortuni non ho doppioni classici. Nel mettere dentro altri giocatori ho modificato qualcosa. Penso che entrambe abbiano difficoltà, ma il gioco del Napoli è più definito. Il possesso palla metterà in difficoltà il Real Madrid, li costringerà a fare qualcosa a cui non sono abituati. Se non vinco niente, firmo per altri 5 anni”.
Dal 2001 la Roma è arrivata seconda 8 volte, perché non si vince? Cosa manca? “Secondo me siamo stati bravi ad arrivare secondi, le insidie sono tante. Proviamo a fare qualcosa di più, bisogna tenere l’asta più alta possibile. I giocatori devono ragionare per migliorarsi sempre, accettare la considerazione dura del risultato e del lavoro fatto. L’Italia ha bisogno di questo, di professionalità, manca professionalità, i giocatori lo devono sapere. Il rispetto verso chi lavora, l’educazione a essere condizionato nella tua vita nella professione che fai. Poi arrivi in fondo e c’è un altro più bravo. È difficile quando sono così perfetti e riescono a sfruttare quello che hanno a disposizione. Qualche risultato doveva essere diverso, per quanto mi riguarda il lavoro della Roma è molto dignitoso, si dovrà sottolineare dopo il Chievo”.
Il secondo posto che tipo di stimolo rappresenta? Si valutano i risultati o il lavoro che ha portato a quei risultati? “Si valuta tutto, i risultati, la posizione in classifica, la crescita o il peggioramento dei calciatori. Si valuta come si relaziona la squadra con l’allenatore, se c’è un obiettivo comune, un punto d’arrivo che tutti vogliono, che la traccia è bella delineata. Si parla il più possibile e poi tutti ci rendiamo conto del lavoro. Si valutano tutte le scelte”.
Come sta El Shaarawy? Gioca Vermaelen domani? “El Shaarawy ha avuto un problema all’adduttore, lo ha tenuto nascosto per farci vedere che c’era. È un ragazzo eccezionale, ha qualità assoluta, va sostenuto caratterialmente, ci sono delle cose che gli piace fare, delle piazzole che gli piacciono di più e di meno. Gli piace prendere il pallone esterno, se gli fai fare l’Insigne gli piace di meno. Lui la vuole sui piedi e passare con la sua tecnica. La squadra deve essere di là, se gliela butti addosso ti ritorna. Le considerazioni sono queste, deve migliorare come lotta, come qualità, finalizzazione, fa vedere le sue qualità rientrando col destro, col mancino meno. Chi ha qualità assoluta su tutto il piede, usa l’altro un po’ di meno. A destra dovrebbe andare più per il cross, se n’è cominciato a parlare ma bisogna metterla in pratica, avendo una prima punta forte fisicamente, bravo dentro l’area a prendere posizione, se la mettiamo col piede buono si crossa meglio, si ritorna un po’ indietro ma si può giocare sia sul taglio che sull’apertura. Se vai sul fondo il cross è a uscire, su cui il difensore è avvantaggiato. La palla verso la porta basta toccarla o sfiorarne la traiettoria, il portiere viene disturbato e la palla va dentro la sola. Quando la palla è a uscire, i difensori che sono abituati fisicamente a toccarti, a disturbarti crea grossi problemi, perché va incocciata forte. Spesso se non sei pulito, se non sei da solo il difensore ti limita molto. Però Vermaelen può darsi che giochi”.
“Il mio vino si chiama Bordocampo, in onore di Cherubini, bordocampista (ride, ndr)