Per la Roma, per tutti: «Forza mister», «Daje capitano». Scendono le scale mobili della stazione di Bologna a pochi metri l’uno dall’altro, Luciano Spalletti e Francesco Totti, in attesa di imbarcarsi sul Frecciarossa delle 18.40. La folla innamorata, almeno duecento persone, li assorbe virtualmente travolgendoli di passione. Il derby è finito, facciamo pace. Per i tifosi romanisti niente è ancora deciso a sette giornate dalla fine. E allora forza e coraggio. Erano oltre 3.000 al Dall’Ara, hanno saputo perdonare gli scivoloni di coppa, chiedono alla squadra di andare avanti forte. Perché c’è un secondo posto da sistemare e soprattutto c’è un sogno da innaffiare finché sarà possibile. Come dice Spalletti, «finché l’aritmetica ci lascia speranza è giusto spingere al massimo».
MOMENTO – In fondo, superata la settimana del black-out costata due eliminazioni, la Roma sembra aver ripreso il passo abituale: il risultato di 71 punti in 31 giornate non è un record perché tre anni fa, con Rudi Garcia, la squadra seppe farne 2 in più nello stesso intervallo, ma il dato più confortante viene dal rendimento nel girone di ritorno in cui la squadra ha fatto più punti di tutti: 30, uno oltre la Juventus che praticamente non si distrae mai. Sarebbe difficile accettare tra sette partite, e quindi alla fine di un campionato ben condotto, un’altra stagione senza titoli. Al di là del ritorno in Champions League, che avrebbe un peso specifico elevatissimo per la continuità aziendale, la Roma aspetta ancora di festeggiare un trofeo da dedicare al presidente Pallotta.
PRIMA NEI PRIMI – Spalletti fin qui ha utilizzato 22 giocatori in campionato. E’ il numero più basso in assoluto tra le squadre di Serie A. Si è assunto in parte la colpa di questa gestione, che ha privilegiato un blocco di titolari a scapito delle riserve anche nei momenti più critici sul piano atletico. Il problema però sembra legato alla differenza di valori tra Roma A e Roma B e alla mancanza di un numero congruo di alternative. Quando Spalletti ha provato a osare (vedi Gerson, titolare contro la Juve a Torino e poi epurato per sempre) non è stato ricambiato dai giocatori meno adatti. Non deve perciò stupire che la Roma abbia perso 8 punti nei secondi tempi rispetto alla Juve. Dati alla mano, la Roma ha accumulato 62 punti fino al quarantacinquesimo minuto, meglio di tutti, anche due in più della capolista reale. Ma in diverse situazioni ha compromesso il risultato nella ripresa a differenza della Juve che invece ha saputo lanciare spesso lo sprint nella seconda metà delle partite. Questione di freschezza di gambe, non solo di mentalità.
IL PRECEDENTE – In chiave-scudetto comunque più dell’aritmetica vengono in soccorso della Roma alcuni casi relativamente recenti di rimonte pazzesche: il più incredibile è del campionato 2001/02 quando la stessa Juventus a 5 giornate dalla fine era addirittura terza a 7 punti dall’Inter, che poi venne scavalcata nel famigerato 5 maggio delle lacrime di Ronaldo. Anche in quella situazione la Roma arrivò al traguardo seconda, con tanti rimpianti.