Cosa Var e cosa non Var. La battuta è un po’ scontata, dopo Roma-Inter e l’esternazione del presidente James Pallotta: «Hanno deciso di mettere la Var proprio per questi casi, ma se poi non la usano a cosa serve?». Si parla, naturalmente, del rigore non concesso per il fallo di Skriniar su Perotti e dell’interpretazione dell’ausilio tecnologico: Orsato, arbitro addetto alla Var, ha assecondato il dubbio dell’arbitro di campo (Irrati) e in questo caso la «moviola in campo» non interviene. Per i romanisti, invece, il contatto è stato chiaro e la Var doveva intervenire. Il valore aggiunto è che l’Inter sarà una rivale per i posti che qualificano alla Champions League. I punti valevano doppio.
Detto che le proteste sono più che giustificate e che la Roma è stata sfortunata (tre pali colpiti) resta un problema di fondo: accontentarsi di queste spiegazioni, con il rischio che diventino alibi, o fare lo sforzo – difficile ma utile – di vedere dove si può migliorare?
1) il mercato: Ruediger e Salah, due big della scorsa stagione, sono stati venduti e non sostituiti. Al loro posto, sabato sera, hanno giocato Juan Jesus (per l’emergenza infortuni) e Defrel (in attesa di Schick?). Il primo è stato asfaltato da Perisic, il secondo non è mai stato pericoloso in avanti. La Roma ha una rosa più ampia, ma ha perso qualità nell’undici titolare. Serve una correzione negli ultimi giorni di trattative;
2) preparazione atletica: la squadra è crollata dopo il pareggio dell’Inter. La tournée americana serviva davvero? Si pagano decine di milioni per i giocatori e non si cura abbastanza la preparazione. Chi ne ha fatto una religione, tipo Francesco Rocca, è ai margini del calcio. Perché?
3) concentrazione della squadra: Manolas si è preso più volte i rimproveri di Kolarov, El Shaarawy è entrato in campo ma non ha aiutato Juan Jesus come aveva fatto Defrel. Questa Roma, in attesa del rientro degli infortunati e di metabolizzare meglio il calcio di Di Francesco, ha bisogno del massimo da parte di tutti.