La regola del tre. Gol, punti, partite consecutive vinte. Nessuna sorpresa all’Olimpico, assolato e festante: la Roma fa il suo dovere e ci mette un tempo a sbriciolare l’Udinese, avversario comunque più dignitoso rispetto a Verona e Benevento battute prima. In una settimana Di Francesco ha trasformato il «negativismo» denunciato dopo l’Atletico Madrid in un pieno di fiducia, per sé, i giocatori e il tanto temuto e sempre citato «ambiente». Adesso la squadra inizia a crederci davvero e non solo a parole, anche se Juve e Napoli restano distanti in classifica. Di gara in gara, i movimenti sono più convincenti e coordinati, il ritmo aumenta, la Roma palla al piede è già bella da vedere e arriva al tiro con la frequenza di chi sa sempre cosa fare, come, quando e perché. Altrimenti non avrebbe potuto segnare dieci gol in tre gare, sprecando una valanga di chance ogni volta.
I fatti nuovi di ieri sono sostanzialmente tre, tanto per seguire la stessa regola: Dzeko segna sempre ma un altro attaccante, El Shaarawy, è entrato insieme a lui nel tabellino marcatori; Alisson ha raccolto il primo pallone nella propria porta dopo quattro «clean sheet»; Perotti può sbagliare un rigore, ma almeno la magia si è spezzata in un momento ininfluente. E comunque bisogna ancora trovare un portiere che gliene pari uno. Ieri Diego ha colpito il palo tanto per alimentare una statistica quantomeno curiosa: siamo a sette legni colpiti dai giallorossi in cinque gare di campionato. Di Francesco ha cambiato di nuovo cinque titolari rispetto all’ultima partita, come nelle due occasioni precedenti, inventandosi un’insolita staffetta sulle fasce per risolvere un problema che aveva Spalletti. Perotti ed El Shaarawy non vogliono giocare a destra? Perfetto, lo fanno un tempo per uno. E con grandi risultati: il Faraone ha segnato una doppietta e ha continuato a spingere nella ripresa sulla corsia meno gradita, mentre l’argentino ha regalato i soliti numeri, una rabona trasformata in assist dallo sciagurato Stryger Larsen (poi in gol nel finale) oltre a guadagnarsi il rigore. Altre note a margine: un Nainggolan dominatore assoluto (ma non era mezzo infortunato?), uno Strootman in crescita e un Florenzi in grado di regalarsi un primo tempo esplosivo prima dell’inevitabile calo e il cambio con Bruno Peres.
Il tecnico è anche riuscito a risparmiare i primi minuti della stagione a Kolarov e ha preservato Dzeko, che sarebbe rimasto volentieri in campo per segnarne un altro, inserendo di nuovo Defrel, stavolta nel ruolo preferito di centravanti. Perfetti i «tagli» del francese a cui è mancato solo il gol. Gli unici aspetti negativi del pomeriggio all’Olimpico riguardano la fase difensiva: la rete dell’Udinese è arrivata a partita chiusa ma è stato un caso, troppe le distrazioni e le occasioni concesse, banale l’errore (con Moreno che sbaglia il fuorigioco) di lettura nell’azione del 3-1. Di Francesco ripartirà proprio dai difetti da correggere per preparare le prossime due sfide fondamentali. Il quoziente di difficoltà si alza, mercoledì c’è il Qarabag in Champions nella lontanissima Baku, poi il Milan a San Siro prima della sosta. Un nu vo momento verità, ma la Roma sembra pronta.