Ci sono passati Jack Bruce e Ginger Baker. Che successivamente, con l’apporto non indifferente di un tale di nome Eric Clapton, hanno formato i Cream. Rivisitando il blues per rinnovare il rock. Oppure Ronnie Jones, che vinse alcuni concorsi artistici indetti per i membri della United States Air Force, l’aeronautica americana. E che, dopo alcune missioni di una certa rilevanza (una su tutte quella in Corea), giunse in Inghilterra. Dove ha trovato il successo, con il picco identificato nella sua Rock your baby. Lavorerà molto anche in Italia: farà parte del cast di Buona domenica con Maurizio Costanzo e del musical Hair, al fianco di Teo Teocoli, Loredana Bertè e Renato Zero.
Ma la lista sarebbe lunghissima. Danny Thompson, per esempio. Polistrumentista nativo di Teignmouth, Cornovaglia. Come i Muse ed Elias Parish Alvars, che nel secolo precedente fu un nome di spicco tra gli arpisti e i compositori classici. Uno che a Vienna ricevette il titolo di “Virtuoso dell’Imperatore”. Oppure Dick Heckstall-Smith. Famoso perché sapeva suonare due sassofoni contemporaneamente, più che per aver creato i Colosseum. O ancora Robert Plant e Jimmy Page, che a differenza dei precedenti non hanno però bisogno di troppe presentazioni. Né loro, né tantomeno il gruppo di cui diventeranno membri qualche tempo dopo, ovvero i leggendari Led Zeppelin.
Ci sono passati. Ma da dove? I protagonisti secondari sono due musicisti che contribuirono, più di tutti, allo sviluppo del British Blues. Alexis Korner, nato a Parigi da genitori austriaci e stabilitosi a Londra fin dalla giovane età, coinvolge Cyril Davies prima nell’apertura di un locale chiamato Ealing Jazz Club, e successivamente nella formazione di una band che avrebbe fatto da palestra per un numero altissimo di talenti: la Blues Incorporation. Siamo all’inizio degli anni ’60, e sarà tappa obbligata per ogni musicista che abbia qualche legame con quel genere musicale.
Tra questi, c’è anche un ragazzino che abita nel quartiere di Wimbledon, e che da poco si è appassionato alle percussioni. Fa il grafico pubblicitario, e sta scrivendo un libro su Charlie Parker, uno dei più famosi sassofonisti afroamericani della storia. La stessa idea che avrà Clint Eastwood nel 1988, quando dirigerà il suo film Bird, che era il soprannome di Parker. Questo ragazzino cresce e si affina, e il 9 gennaio 1963 (ricorrenza di oggi) si unisce alla band di altri tre usciti da poco dalla Blues Incorporation. Si chiamano Mick Jagger, Keith Richards e Bryan Jones. La data è importante perché quel ragazzino, che si chiama Charlie Watts, è l’ultimo dei componenti originari ad unirsi ai Rolling Stones. Diventandone inoltre la parte riflessiva, riconosciuto come l’elemento in grado di mantenere l’equilibrio tra personalità esplosive come quelle di alcuni dei suoi compagni.
Era ancora dicembre, ma dell’anno scorso, quando la fucina di talenti che è diventata negli ultimi anni il Genoa ha visto altri due dei suoi componenti più significativi approdare alle parti alte della classifica del campionato. Ma se la partenza di Pavoletti era già stata ammortizzata dall’esplosione di Giovanni Simeone (e dall’arrivo di Pinilla), quella di Tomas Rincon alla Juventus ha inciso parecchio sulla fisionomia immediata della squadra di Juric. Prima avversaria del nuovo anno della Roma.
Tutto questo però, vale a dire Blues Incorporation e il resto, succedeva mentre in Gabon se ne erano da poco andati i colonizzatori francesi. L’Africa Equatoriale Francese non esisteva più a livello ufficiale, e i gabonesi (al pari dei cittadini di Ciad, Repubblica Centroafricana e Congo) furono liberi di ottenere autonomia interna e, soprattutto, indipendenza. Contrariamente a quanto avrebbe preferito il loro Presidente. Leon M’Ba infatti, che d’altronde era filofrancese, riteneva che lo status di dipartimento fosse più adatto. La storia politica piuttosto movimentata dei primi anni di indipendenza non aiuta a capire cosa fosse meglio fare. Via i francesi, quindi, e dentro Salah, Koulibaly, Keita e tutti i protagonisti della Coppa d’Africa. La cui assenza modifica inevitabilmente le strategie del calciomercato e gli equilibri del campionato.
Campionato che ricomincia con Empoli-Palermo. Che è di una bruttezza tale da far rimpiangere I principi del biliardo e un’altra ricchissima serie di programmi tv sportivi (o così dicono) con cui hai tentato invano di spezzare la monotonia dell’astinenza calcistica. Un’attesa che cresceva considerando che nel Ferraris rossoblù, in questo girone d’andata, hanno preso 3 gol Juventus, Milan e Palermo. Che però ne ha fatti 4 e ha vinto. Il Napoli non è andato oltre il pareggio, ma la stessa cosa ha fatto il Pescara.
La Roma però gioca bene, molto bene, e vince meritatamente. Attaccando la partita fin dall’inizio e sapendo soffrire quando l’aria si fa pesante (a parte quella del tunnel degli spogliatoi). Un’altra vittoria di misura, un’altra vittoria di carattere e i complimenti coloriti di Luciano Spalletti hanno la faccia di chi è veramente soddisfatto. E’ stata una domenica di vittorie nei minuti finali e di rimonte insperate, a parte la Juventus che come spesso accade fa storia a parte. La prova giallorossa tende a farsi notare un po’ più delle altre?