La follia di Marassi costerà a Daniele De Rossi due giornate di squalifica (difficilmente tre) e una somma che dipende dal numero di partite saltate, come da regolamento interno. La Roma non pubblicizzerà la cifra, ma il prezzo più caro lo ha già pagato la squadra: i due punti persi contro il Genoa – che in casa ha perso con Juventus, Lazio, Bologna, Napoli e Samp – non li ridarà nessuno. Il giudice sportivo deciderà oggi sullo schiaffo che DDR ha sganciato su Lapadula in occasione di un calcio d’angolo, al 24’ del secondo tempo: rigore ed espulsione, dopo l’intervento della Var, la decisione dell’arbitro Giacomelli. Per il codice di giustizia sportiva lo schiaffo è considerato «condotta violenta» (colpo all’avversario dato senza una contesa per il pallone) e la pena minima è tre giornate, salvo attenuanti.
C’è però un precedente che fa pensare che a De Rossi ne saranno inflitte due: la gomitata di Bonucci a Rosi in Milan-Genoa del 22 ottobre, sempre con arbitro Giacomelli e uso della Var. Il dispositivo del giudice sportivo giustificò la decisione con la «condotta gravemente antisportiva», che di solito viene usata per le simulazioni che procurano rigori e ai gol segnati di mano. Decisivi due fatti: 1) il contatto è avvenuto durante un’azione di gioco; 2) non ci sono stati danni evidenti al calciatore (Lapadula ha tirato e segnato il rigore). Sul caso, via tweet, è intervenuto Francesco Totti: «Tutti hanno il diritto di sbagliare. Daniele ha sbagliato ed è il primo a saperlo. Ma nessuno può mettere in discussione quello che ha fatto e quello che farà per la Roma: è il nostro capitano. Ora al lavoro, tutti insieme, per ripartire subito». Alla Roma non gradiscono (eufemismo) che la Var funzioni a squadre alterne: non è stata consultata per il netto contatto Skriniar-Perotti in Roma-Inter né ieri per quello Rigoni-Defrel, nel recupero, in piena area. Il francese ne è uscito con un «violento trauma diretto alla rotula del ginocchio sinistro» e quasi sicuramente salterà Roma-Spal.