Lo scambio epistolare cambierà qualcosa? Per ora siamo alla forma, aspettando che diventi sostanza. La Roma e la Uefa si sono confrontate per iscritto nelle ultime settimane a proposito del fair play finanziario. Ha iniziato il club di Pallotta chiedendo chiarimenti alla commissione che controlla i bilanci delle società iscritte alle coppe, lamentando disparità di trattamento, la risposta da Nyon è arrivata nel giro di qualche giorno, a seguire una controreplica e ulteriori spiegazioni dalla Uefa. Il contenuto è rimasto riservato, a Trigoria vorrebbero che gli effetti fossero concreti e non solo mediatici. Il senso della lamentela giallorossa esposta nella lettera iniziale, spedita il 15 febbraio scorso, lo ha spiegato il presidente in una radio americana: «Quando guardiamo ad alcune sanzioni o alla scarsità di pene inflitte – l’analisi di Pallotta – perché preoccuparsi del FFP? Non è meglio prendere 12 milioni di euro di multa e accettarla?».
E quel numero non è casuale: 12 milioni è l’ammontare della multa comminata al Milan dopo aver sostanzialmente ignorato negli ultimi anni i paletti imposti dall’Uefa. Il passaggio delle quote al fondo Elliott, che nel frattempo ha rimesso in vendita il club rossonero, ha spinto il Tas a concedere una sorta di indulto al Milan, ma a maggio l’Uefa dovrà giudicare gli ulteriori debiti accumulati durante l’inquietante gestione dei cinesi. L’Inter da un paio di stagioni ha aggirato il problema incamerando una valanga di milioni dagli sponsor legati a Suning e facendo plusvalenze con i giovani della Primavera, la Juventus nelle ultime sessioni di mercato si è inventata di tutto (Mandragora, Sturaro e Audero i casi più discussi) per pareggiare l’investimento su Ronaldo che ha alterato gli equilibri di bilancio. Per non parlare di Psg e Manchester City che da anni spendono fortune per acquistare calciatori e poi corrono ai ripari con contratti che hanno fatto scandalo. Nel frattempo la Roma ha invece continuato a seguire lo spirito delle norme, cercando a sua volta di allestire operazioni elaborate sul mercato, ma si è ritrovata costretta di anno in anno a sacrificare pezzi pregiati della rosa. Ora Pallotta è stufo – per non parlare della vicenda stadio o degli arbitraggi in Champions – alza la voce ma non intende cambiare strategia. La Roma, fino a che sarà sua, cercherà di rispettare le regole, e adesso si aspetta che venga imposto anche ai club concorrenti. Un primo segnale concreto è arrivato dal presidente federale Gravina che ha alzato l’attenzione sui pericoli delle plusvalenze. A Nyon e Losanna faranno lo stesso?