Ci sono storie che possono leggersi in modo diverso a seconda di come scegliamo di interpretarle. Quelle di Stephan El Shaarawy e Nicolò Zaniolo, in fondo, ne rappresentano il paradigma, visto il viaggio perennemente in corso tra polvere e altari. Cominciamo dal Faraone.
Quando ieri ha calciato in porta quella palla che aveva su scritto “Champions League” qualsiasi tifoso dell’Inter lo avrà calcisticamente maledetto come milanista, mentre qualsiasi tifoso del Milan avrà pensato che se a segnare era stato proprio Stephan, vuol dire che gli dei del pallone avevano deciso di non avere pietà del povero diavolo rossonero.
Già, perché El Shaarawy era stato uno dei figli prediletti dell’universo milanista, prima che sogni (troppo grandi?) e bisogni (troppo effimeri?) lo conducessero a perdersi persino in una Costa Azzurra improvvisamente malinconica. La Roma lo ha fatto rinascere ed il mentore era stato proprio quel Luciano Spalletti che stava per spingere sul banco degli imputati.
CONTRATTO DA DIECI E LODE — Cose che capitano nel calcio, così come la normalità per un attaccante dovrebbe essere l’attitudine al gol. Ecco, invece per il Faraone la rete di ieri – la decima in campionato – certifica il ricongiungimento con un passato che aveva San Siro come dimora. Perché era dal 2012-13, quando aveva appena vent’anni e la maglia del Milan sembrava la sua seconda pelle, che in Serie A non segnava così tanto (16 reti). Così adesso è il capocannoniere giallorosso in campionato e la rete che ha segnato vale la certezza che la lotta Champions non è affatto un sogno. Anzi.
“Finalmente sono tornato in doppia cifra – ha detto a fine partita -. Personalmente è una soddisfazione grande, un obiettivo che avevo. Averlo centrato è motivo di soddisfazione e sono contento, così come in parte della prestazione della squadra dal punto di vista difensivo. Subire un gol in tre partite è un passo in avanti. Potevamo fare meglio sul gioco, ma ci portiamo il punto a casa. Per la zona Champions ci siamo anche noi”.
Proprio vero. Ed è per questo che a fine stagione la Roma sarà ben felice di ridiscutere quel contratto in scadenza nel 2021. Un punto di caduta potrebbe essere 3 milioni a stagione bonus compresi, ma se la squadra andrà in Champions sarà tutto più facile.
CRISI ZANIOLO — A proposito di contratto, tutto ruota intorno a quello quando si parla di Zaniolo, visto tra l’altro che il suo agente ieri era andato anche nell’hotel del ritiro dei giallorossi per salutare i vertici del club. Non è un mistero che – dopo un nuovo appuntamento a fine mese – al termine del campionato la dirigenza e il Predestinato si sederanno al tavolo, converranno insieme di respingere al mittente (per ora) le offerte di Juventus, Real Madrid, Manchester City e Bayern Monaco per costruire un nuovo rapporto, passando lo stipendio del ragazzo da 300 mila a 2 milioni di euro all’anno fino al 2024. Il problema è che Nicolò è entrato nel primo vero tunnel della sua stagione. E Ranieri lo ha certificato.
“Non attraversa un momento d’oro. Forse la prima volta a San Siro contro l’Inter, la sua ex squadra, lo ha frenato, ma da lui mi aspettavo di più”. Il fatto è che da qualche settimana Zaniolo sembra appannato, tant’è che ieri l’allenatore lo ha fatto partire dalla panchina per scelta tecnica. A 19 anni, naturalmente, nulla di grave. Ma visto che l’ammonizione ricevuta ieri lo porterà alla squalifica contro il Cagliari, per lui i prossimi saranno giorni di riflessione. Anche se proprio l’esempio dei El Shaarawy gli può far capire come, in fondo, la risalita possa essere veloce quanto la discesa.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini