Era ancora pieno inverno, la Roma sembrava essersi rimessa in carreggiata in campionato, con un ottavo di finale di Champions da disputare se non da favorita almeno con pari possibilità rispetto agli avversari portoghesi. In panchina sedeva Di Francesco, saldo al suo posto restava Monchi e finalmente la Coppa Italia pareva essere un obiettivo concreto. Fino a quando è arrivata quella scellerata serata del Franchi, che ha spazzato via la possibilità di portare a casa un trofeo e insieme a quella tante certezze. Prima fra tutte la consapevolezza di essere una squadra forte, tecnicamente e soprattutto mentalmente.
Che la Roma attuale sia figlia della disfatta fiorentina non è dato saperlo. Certo è che – quantomeno simbolicamente – da quel giorno la squadra si è sgretolata. Da allora sono trascorsi due mesi appena e i cieli sopra Trigoria si sono ulteriormente addensati di nubi. È cambiato tutto: dalla guida tecnica alla direzione sportiva, dalle ambizioni alla sensazione divenuta flebile di poter tornare in corsa per le posizioni che contano. Un senso di scoramento generale ha accompagnato il finale dell’ultima partita casalinga, ennesima delusione di un’annata che proprio non vuole saperne di riaccendere speranze. (…)
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